Torino: tante famiglie rom (e non solo) alla conquista dello spazio e di uno spazio dove vivere

Scritto dasu 2 Novembre 2015

Ieri più di cinquanta persone, uomini e donne sotto sgombero dalla baraccopoli di Lungo Stura Lazio o in attesa di essere sfrattate dall’housing sociale di Corso Vigevano, hanno deciso di entrare nella ex-caserma Lamarmora di Via Asti e di occupare una parte della struttura per viverci. Lo spazio, molto ampio, di Via Asti 22 era già stato occupato in aprile da alcune associazioni, tra cui Terra del Fuoco, che avevano subito dichiarato di “volersi occupare” di una proprietà lasciata all’incuria da molti anni e ora sotto il controllo della Cassa Depositi e Prestiti.

Terra del Fuoco fa parte insieme a Liberi tutti, Stranidea, Valdocco e AIZO della cordata a cui Comune di Torino e Prefettura hanno affidato l’ingente appalto da oltre 5 milioni di euro per lo sgombero a tappe forzate della baraccopoli di Lungo Stura. Un luogo in cui centinaia di famiglie hanno vissuto in modo più che stanziale (senza acqua e luce) per più di 15 anni. Il progetto la “Città Possibile” doveva mascherare lo sgombero ad “ogni costo” offrendo ad una parte delle famiglie case in affitto ad affitti bassi, qualche borsa lavoro, un sussidio mensile di pochi mesi per chi “accettava” di tornare in Romania.

Tutte queste “alternative” nel giro di un anno e qualche mese hanno fatto emergere con chiarezza quali fossero i reali obiettivi di tutta l’operazione: solamente l’allontamento delle tantissime persone che vivevano in Lungo Stura senza reali possibilità di vivere degnamente e con la sicurezza di non essere sempre mandati via, cacciati o sfrattati. Ma ecco che, com’era ampiamente prevedibile, i fondi per associazioni e cooperative sono finiti e così gli affitti sono cresciuti diventando insostenibili, la distruzione delle baracche nel campo è stata portata avanti comunque e senza alternative per molte famiglie che ancora vivevano lì, i nuclei che erano tornati in Romania in molti casi non hanno ricevuto il sostegno promesso qui e sono rimaste senza niente.

Nelle ultime settimane Comune e forze dell’ordine avevano già dichiarato che per fine ottobre lo sgombero sarebbe stato completato in modo definitivo. Si può quindi sostenere con un certo margine di certezza che il vero risultato atteso del progetto la “Città Possibile” fosse solamente l’allontamento delle tantissime persone che vivevano in Lungo Stura. Riportiamo di seguito il comunicato che ieri ha accompagnato la nuova occupazione:

TORINO, CONTRO SGOMBERI E SFRATTI, OCCUPATA LA CASERMA LA MARMORA IN VIA ASTI!

In questa città è Possibile che le istituzioni buttino in strada uomini, donne e bambini.
Qui è Possibile che un bambino di quattro mesi sia strappato dalle bracia della madre in una fredda mattina di ottobre e buttato in mezzo a ruspe e poliziotti che hanno l’ordine di non guardare in faccia nessuno e radere al suolo tutto.
A Torino è Possibile che vengano spesi più di cinque milioni di euro per un progetto fatto di violenza, discriminazione, razzismo.
Associazioni e cooperative come AIZO, Terra del Fuoco, Valdocco, Liberi tutti, Stranaidea, Croce Rossa, vincitori del bando di questo progetto, hanno dimostrato come sia Possibile, a Torino, demolire baracche e cacciare in strada centinaia di persone senza dare loro nessuna alternativa abitativa. Queste associazioni, per conto del comune, ci hanno fatto vedere come sia Possibile lavorare per distruggere le speranze per un futuro migliore di centinaia di bambini.

La violenza e gli abusi di potere che subbiamo quotidianamente sono Possibili in nome di un progetto che questi signori hanno chiamato … “La Città Possibile”. Un progetto, dicono, con «carattere di innovazione e sperimentazione». Noi ci e vi chiediamo: una città Possibile per chi?

Il campo di lungo stura Lazio non è mai stato un «campo nomadi» ma è stato un luogo periferico in cui da anni migliaia di persone hanno vissuto per necessità e non per scelta. Perché nessuno di noi sceglie la povertà, la discriminazione, lo sfruttamento ma li subbiamo – e non solo noi rom – come strumenti di controllo e di oppressione nelle mani di chi ha il potere di dare nomi o di creare uffici come l’«Ufficio Nomadi» in via Bologna. I campi «nomadi» non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Dopo tanti mesi vissuti con la paura di non avere più un posto dove dormire, dopo anni in cui ci hanno promesso falsamente di farci «emergere» da questo campo, vediamo che in realtà la soluzione del comune di Torino è ancora più precaria delle baracche: tante delle persone portate in una casa, come quella in corso Vigevano – gestita da AIZO – sono già finite in strada; ad altre sono stati promessi 300 euro per tornare «volontariamente» in Romania dove una casa non ce l’hanno più. E chi non poteva o voleva accettare queste «alternative» è stato considerato non «compatibile», cioè da buttare in strada, da sfrattare liberamente senza alcun preavviso!

Non crediamo più alle promesse di chi lucra sulla pelle dei poveri!
Il 12 ottobre abbiamo organizzato un corteo di lotta per la casa occupando le strade del centro per ribadire la verità sul progetto “La città possibile” portato avanti da Comune, Prefettura, associazioni e cooperative complici. Donne, uomini e bambini hanno gridato forte «Contro sgomberi e sfratti! Casa per tutte/i».

Oggi abbiamo deciso di riprenderci quello che è giusto che tutti abbiano: una casa! Abbiamo occupato un pezzo della ex caserma di via Asti, che l’associazione “Terra del Fuoco”, una delle tante che hanno partecipato al progetto “La città Possibile” ha occupato in aprile, promettendone un uso sociale. Da allora tanti di noi sono finiti in strada mentre la caserma restava in buona parte vuota.
Da oggi si riempie di uomini, donne e bambini che non hanno soldi per gli affitti del comune, che non vogliono più una baracca, che non vogliono tornare in Romania.
Abbiamo scelto questa casa perché ci sembra giusto avere un posto adeguato nella casa di chi questi anni ha guadagnato milioni di euro promettendocene una!

Gli ex abitanti di Lungo Stura Lazio

Di seguito l’intervento di questa mattina durante lo spazio informativo di un occupante:

viaasti

 


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