Caos in Medio Oriente e l’Is a Istanbul

Scritto dasu 13 Gennaio 2016

Ieri ennesimo attentato dello Stato islamico, un kamikaze si è fatto esplodere in mezzo alla folla nel quartiere turistico di Istanbul. Morte 10 persone tra loro otto tedeschi, un peruviano e un turco.

L’AKP, il partito del presidente della Repubblica Erdogan, era stato confermato quest’estate tra brogli e pressioni presentandosi come partito d’ordine. Dopo aver finanziato in maniera più o meno diretta lo Stato islamico in funzione anti-curda e anti-Assad, gli attentati di Parigi hanno obbligato il governo turco a chiudere i rubinetti e aumentare i controlli alla frontiera con la Siria attraversata da sempre senza problemi dai militanti dell’IS. Se l’attentato di Ankara di quest’estate rinforzava una strategia della tensione tutta a favore dell’AKP, quello di ieri sembra mettere in discussione la capacità di Erdogan di essere uomo forte e potrebbe creare seri fastidi al governo con l’opposizione che ha ieri criticato aspramente il delfino di Erdogan, il primo ministro Ahmet Davutoğlu.

Una guerra in casa che forse potrebbe aprire spazi per una presa di coscienza nella società turca di cosa sta succedendo nelle regioni sud-orientali dove le forze speciali hanno cominciato da 45 giorni una vera e propria guerra interna contro il movimento curdo nell’indifferenza dell’opinione pubblica delle grandi città, imbeccata da un’informazione mainstream completamente asservita ai dettami del governo autocratico dell’AKP.

Per un commento a caldo sull’atmosfera in a Istanbul e sulle reazioni nella società turca abbiamo interpellato Joseph, un compagno che vive da diversi anni a Istanbul

joseph

 


Radio Blackout 105.25

One station against the nation

Current track
TITLE
ARTIST