Migrazioni: una questione epocale
Scritto dainfosu 20 Gennaio 2016
Il tema di enormi masse di persone in movimento nell’intero pianeta è sempre più marcatamente una questione epocale. Nel senso proprio che informa un’epoca; al pari della questione ambientale o della finanziarizzazione in continua espansione a livello planetario. Infatti i migranti sono saliti a pieno titolo sugli scacchieri di guerra internazionali. Come arma di ricatto. Quando Francia e Usa decisero di rovesciare Gheddafi per esempio e vennero caricati anche a forza migliaia di uomini su imbarcazioni di fortuna, scagliati come missili contro le coste italiche. Poi con Erdogan che li usa a più riprese come merce di scambio con l’Europa. Una merce che gli vale almeno tre miliardi di aiuti, con l’Italia che, a sua volta, chiede, per sbloccarli, sostanziali modifiche ai trattai di Dublino sul diritto di asilo. Oggi governare o tentare di governare i flussi migratori, con una violenza che cresce esponenzialmente nella misura in cui ci allontaniamo dai confini della fortezza europa, equivale, sullo scacchiere internazionale, a possedere riserve energetiche, idriche o posizioni geostrategiche particolarmente desiderabili. La Fortezza Europa è assediata da molti lati e così nella sua periferia, lontano dai grandi centri nevralgici del Capitale, prendono vita esperienze di vita in comune in condizioni di una precarietà inimmaginabile, dove anziché esplodere antichi rancori interetnici o interreligiosi mal sopiti, anziché scatenarsi una corsa all’abbrutimento, prendono slancio storie quotidiane di solidarietà, autorganizzazione, dove l’anomalia diventa la propria normalità e dove si ha quasi paura di abbandonare quella realtà povera e sospesa, ma ricca di umanità, per un futuro carico di speranze ma anche di timori: la perdita di identità, la solitudine, lo sfruttamento.
Proprio a Calais, dove migliaia di persone sognano l’Inghilterra, è sorta la cosiddetta Giungla. Da molto tempo ormai lì ha preso vita una sorta di slum dove le poche e ambitissime baracche in legno sono sovrastate nel numero da centinaia e centinaia di tende ben più precarie. Qui ha preso vita una sorta di città quasi interamente autogestita, con scuole, luoghi di culto, luoghi di socialità.
Si tratta di migliaia di persone le cui provenienze cambiano a seconda dei momenti e dei flussi. La storia di questo agglomerato ha ormai molti anni. La politica con la solita schizofrenia si è misurata con questo luogo ora ignorandolo ora attaccandolo selvaggiamente ora lasciandone la gestione a ordinari attacchi di polizia a colpi di manganelli e gas lacrimogeni. Tra tutti ricordiamo lo sgombero voluto da Sarkozy dopo una serie di disordini nel 2002.
Viviamo ora uno di quei momenti in cui la politica ha deciso in qualche modo di regolarizzare questo luogo. Che vuol dire fondamentalmente distruggere le baracche che in maniera autonoma e con l’aiuto dei molti solidali presenti i migranti hanno costruito, per spostarli in un’area appositamente recintata, fatta di container, dove vorrebbero che gli ingressi fossero regolati da uno scanner che legge le impronte digitali in maniera illegale al punto che la polizia ha dovuto giustificarsi dicendo che nel caso non le archivierebbe.
Cerchiamo ora di raccontarvi con l’aiuto di una compagna presente in queste settimane nella Giungla, non tanto e non solo la cronaca dello sgombero o i tentativi di sgombero dell’area, quanto piuttosto la vita sospesa che si vive laggiù. In quello che molti continuano a chiamare non luogo ma che Annalisa ci restituisce in tutta la sua concretezza.
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Nel fine settimana passato a Marsiglia si sono dati appuntamento collettivi e individualità che in tutta Europa affrontano la questione dei migranti tanto sui propri territori, contrastando il business dell’accoglienza e facendo fronte all’inumana presenza dei lager di stato per immigrati irregolari in alcuni paesi. E’ stato un appuntamento internazionale, nato sulla scorta dell’esperienza di resistenza a Ventimiglia nell’autunno passato, basato sull’idea che solo un coordinamento europeo di realtà anche molto diverse possa tentare l’immane salto per mettersi all’altezza di una sfida tanto complessa in graffo di contenere varie sfumature ma tutte all’insegna dell’inimicizia verso questo stato di cose e della solidarietà attiva nei confronti di uomini e donne che oggi l’Europa vorrebbe catalogati in braccia utili, eccedenze e casi pietosi.
Abbiamo raggiunto Mattia, un compagno di Genova, per un breve report dell’incontro di Marsiglia