Se 25 anni di guerra vi sembran pochi
Scritto dainfosu 15 Gennaio 2016
Il 16 gennaio 2016 saranno esattamente 25 anni dai primi bombardamenti USA nella prima guerra d’Iraq, con i quali si è dato avvio a quella “terza guerra mondiale a pezzi”, giustificata per “ripristinare il diritto” e “combattere il terrorismo”, si è invece alimentata di se stessa trascinando tutto il mondo in un piano inclinato che non pare avere fine. Ma la guerra non è la risposta al terrorismo, anzi lo alimenta, – come gli sporchi affari, i conflitti di potenza, la vendita delle armi che fanno crescere i conflitti su se stessi… soprattutto oggi che la coalizione ormai avviata sulla strada dei bombardamenti in Libia è ufficialmente a guida italiana, come ai tempi di Graziani (e l’ombra di Omar Mukthar è stata evocata anche da al Qaeda per il Maghreb)
Oltre a società civile e militanti le manifestazioni di Milano e Roma saranno animate anche da componenti sindacali che sono intervenute nel dibattito, collegando le decisioni guerrafondaie di Renzi con le grandi opere e la tutela di interessi privati: privatizza la guerra, stracciando ancora una volta l’articolo 11 della Costituzione:
La decisione del governo Renzi di inviare 450 soldati in Iraq sulla diga di Mossul è un atto di guerra, aggravato dalle ragioni privatistiche che lo motivano. La società Trevi ha vinto l’appalto per la ristrutturazine della grande diga sull’Eufrate. E qui c’è già la prima menzogna della propaganda governativa, simile a quelle che si usano per giustificare le grandi opere in Italia…. Dopo la privatizzazione della guerra ora abbiamo l’uso privato delle truppe pubbliche, e i nostri soldati vengono inviati in Iraq per tutelare un grande affare. Avveniva così all’epoca delle imprese coloniali ottocentesche, le prime truppe italiane sbarcarono in Eritrea nell’800 a seguito degli affari della compagnia di navigazione Rubattino. Anche qui la modernità renziana ci riporta indietro di due secoli ed è per ricordare questi punti fermi delal storia, pare dimenticati, che si intende scendere in piazza, richiedendo
– Il ritiro immediato delle truppe e l’annullamento di tutte le missioni militari italiane in scenari di guerra. La cancellazione dell’acquisto degli F35 il taglio delle spese militari la fine dello sporco commercio delle armi.
– La fine degli interventi militari, dei bombardamenti, dell’ingerenza esterna e dell’ipocrita esportazione della democrazia. Invece della concorrenza tra i bombardieri è necessario un confronto politico che porti a un accordo tra tutti gli stati coinvolti nella guerra in Medio Oriente, Solo così si isola è sconfigge il terrorismo Isis.
– La fine della Nato che non ha più alcuna giustificazione se non in una logica perversa di guerra mondiale e in ogni caso l’uscita da essa dell’Italia.
– La fine della politica coloniale d’Israele , la restituzione dei territori occupati a un stato libero di Palestina. L’autodeterminazione per il popolo curdo.
– Accoglienza e dignità per i rifugiati e i migranti
Ne abbiamo parlato con Massimo di “Noi restiamo”, tra gli organizzatori degli appuntamenti contro la guerra