Il caos mediorientale inizia a prendere forma

Scritto dasu 27 Aprile 2016

caosIl vertice di Hannover è finito. Vi hanno preso parte il Regno Unito, la Germania, la Francia e l’Italia. Insieme ai leader europei sedeva l’alleato di sempre: gli USA. E’ interessante notare che non ci sono state dichiarazioni ufficiali alla fine del l’incontro e dunque le prime voci ufficiali sono state le smentite e le precisazioni rispetto alle fughe di notizie sui giornali di mezzo mondo. L’Italia si è affrettata a smentire l’imminenza della missione in Libia, o perlomeno quella dei novecento uomini a difesa dei pozzi petroliferi, per ammettere invece un più modesto contingente a difesa del personale ONU e di alcune ONG. La Francia, che è già da tempo sul campo con forze speciali e corpi di élite, ha invece precisato che si aperta una richiesta ufficiale di Serraj che però dovrà esplicitare come intende difendere lo spazio marittimo libico. Serraj dal canto suo ammicca ma non si dichiara. Lascia a intendere l’imminenza dell’ingresso in campo delle forze alleate ma sembra farlo più per arginare il generale Haftar, che in Cirenaica esporta oro nero e riceve aiuti militari degli Emirati in violazione dell’embargo, che non per combattere Daesh. L’Europa peraltro è frammentata sulla questione dei profughi e lo spettro delle elezioni austriache ha fatto sentire la sua presenza. Nell’incontro si è anche parlato del famigerato TTIP, del quale non esiste una versione ufficiale e del quale è difficile discutere ma che interessa molto agli Stati Uniti che contano sull’allargamento a est come allargamento militare e commerciale anche in funzione antirussa, il che dovrebbe mettere in guardia l’Europa. Eppure il caos mediorientale sembra iniziare a prendere forma e non è purtroppo quella del sogno del Rojava. E’ più duramente l’idea di depotenziare il terrore islamico per inglobarlo in uno stato autocratico che si può permettere tutto in quanto membro certificato di un ordine costituito. E’ la storia di Al-Sisi, di Haftar in Libia ma anche di Erdogan in Turchia, che secondo l’Akp vuole varare una nuova costituzione religiosa che si sostanzierebbe in una repubblica islamica dove potranno trovare tranquillamente posto gli amici o ex amici del Califfato ma non di certo i curdi e il loro sogno di un confederassimo democratico.

Ne abbiamo discusso con Alberto Negri, giornalista de Il Sole 24 ore che si occupa di Medioriente

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