Oligarchie e mercati: no olandese all’accordo UE-Ucraina.

Scritto dasu 15 Aprile 2016

 

Lo scorso 6 aprile i cittadini olandesi sono stati chiamati ad esprimersi sull’Accordo di associazione tra Ue e Ucraina firmato nel 2014. Tale accordo, di stampo neo-coloniale, include una zona di libero scambio globale e approfondita (DCFTA), il cui obiettivo principale è l’integrazione del mercato ucraino dentro le strutture capitalistiche euro-occidentali attraverso la rimozione delle barriere commerciali per i capitali UE. A fare da corollario è la creazione di una associazione politica, efficacemente sintetizzabile come “l’adozione integrale di una serie di dispositivi legali esterni da parte di un attore piccolo e debole, come conseguenza della pressione di una controparte economicamente più forte e politicamente dominante” (Böröcz 2013).

Rispetto al referendum olandese, dei 12.5 milioni di cittadini aventi diritto hanno votato il 32.2%. Di essi, il 61,1% ha espresso la propria contrarietà all’accordo Kiev-Bruxelles. Questo rifiuto – netto benchè non plebiscitario – trascende le specifiche materie contenute nell’accordo, inserendosi in una traiettoria di opposizione all’Unione Europea di più lungo periodo, considerando che già nel 2005 gli olandesi avevano bocciato la Costituzione Europea, poi naufragata.

Molteplici e contraddittori sono i fattori che hanno contribuito alla vittoria referendaria del no, sia di matrice nazionalista e populista, che di opposto stampo anti-liberista ed anti-oligarchico. Per analizzare criticamente questo complesso scenario ed il potenziale effetto che il voto olandese potrebbe avere sul fronte Brexit, alimentando così la falsa alternativa tra oligarchie UE ed oligarchie nazionali, abbiamo parlato questa mattina con Marco Santopadre:

Ucraina


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