Strategie di resistenza abitativa nell’architettura dell’occupazione

Scritto dasu 20 Maggio 2016

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Molteplici le modalità adottate dall’occupazione dello Stato ebraico ai danni di residenti e popolazione beduina dell’area C delimitata dagli Accordi di Oslo: una legislazione del territorio dove non si possono realizzare manufatti di carattere non temporaneo (cemento o fondazioni), strapotere dei coloni che intervengono direttamente a segnalare e distruggere, collocando i loro caravan e poi via via costruendo attorno interi quartieri poi collegati con strade costruite appositamente per unire i vari insediamenti che si mangiano il territorio palestinese.

Ma altrettanti sono i mezzi dell’ingegno delle popolazioni vessate messi in atto per resistere e aggirare le imposizioni volte a espellere la popolazione autoctona (esistono persino associazioni che pattugliano il territorio per individuare cavilli che permettano di demolire i villaggi palestinesi), ma questo non fa che stimolare l’ingegno dei progettisti che si sono inventati materiali da costruzione come i pneumatici, che hanno sostituito le pareti in lamiera zincata per esempio di una scuola del villaggio beduino di Wadi Abu Hindi, dove si è adottata la tecnica del pisè per l’isolamento termico delle pareti fatte da assi in legno parallele. Accorgimenti per poter ovviare al bisogno di costruire stabili utilizzabili ma ricostruibili facilmente, quindi precari e resistenti, di materiali poveri, come mattoni in terra cruda del Giordano o con pneumatici riempiti di argilla umida, intonacati con olio per falafel riciclato. Metodi che però nulla possono contro l’ultima moda di Tzahal, che ha preso a riempire le abitazioni di cemento per impedire la loro ricostruzione… Elisa Ferrato è un’architetto italiana che si reca spesso nei Territori, potendo rilevare a ogni visita  i cambiamenti a vista d’occhio di quello che è costantemente un enorme cantiere di insediamenti, a cui alacremente i palestinesi contrappongono costruzioni del loro ingegno; Elisa parteciperà a un incontro sulla Nakba organizzato presso l’Associazione Comala di Torino, in corso Ferrucci angolo piazza Adriano, domenica 22 maggio alle ore 17, ecco cosa ci ha raccontato nella diretta di stamani:

Architetturanell’occupazione


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