Lampedusa: la protesta dei migranti contro l’hot spot

Scritto dasu 9 Maggio 2016

Continua, dopo tre giorni e tre notti in piazza, la protesta di circa 70 donne e uomini migranti contro le condizioni di vita nell’hot spot europeo sull’isola, e in particolare contro il tentativo. messo in atto da forze dell’ordine e operatori delle organizzazioni “umanitarie” complici nella gestione del centro, di forzarli a lasciare le impronte digitali come solo mezzo per poter lasciare l’isola. I migranti si sono organizzati, rifiutano di consumare i pasti distribuiti all’interno del centro- con cibo peraltro molto scadente, secondo le leggi del profitto che sole imperano nell’hot spot, e tengono la piazza per cercare di prendere la parola contro il sistema che li reclude, detiene e blocca, peraltro in condizioni disumane.

Di seguito il comunicato scritto dai migranti e diffuso l’altro ieri con l’aiuto di alcuni solidali sull’isola:

Noi siamo profughi/rifugiati siamo venuti qui perché scappiamo dai nostri paesi in guerra, i paesi da cui proveniamo sono Somalia, Eritrea, Darfur (Sudan), Yemen, Etiopia. Il trattamento che riceviamo nel campo di Lampedusa è inumano (ci sono stati anche casi di maltrattamento per il forzato rilascio delle impronte digitali da parte delle forze dell’ordine). Se non lasciamo le impronte gli operatori della gestione del centro sono aggressivi verbalmente e fisicamente nei nostri confronti, ci sono discriminazioni per la distribuzione dei pasti e ci vietano di giocare a pallone nel cortile. I materassi sono bagnati dall’acqua che esce dai bagni e questo può causarci anche malattie.
Ci sono minori, donne incinte e persone con problemi di salute che non ricevono le cure adeguate.

Siamo a Lampedusa, chi, da 2 mesi, chi, da 4 mesi.
Finché non ci daranno la possibilità di andare via da questa prigione in un luogo in cui ci sono condizioni di vita più dignitose ci rifiuteremo di dare le impronte.
Siamo venuti per il bisogno di libertà, umanità e pace che pensavamo ci fosse in Europa.
Non vogliamo essere rinchiusi in una prigione senza aver commesso reato, vogliamo una vita più dignitosa e provare ad avere protezione dato che scappiamo da situazioni che ci mettono in condizioni di rischiare la vita.
Lasciare le impronte in queste condizioni non ci lascia la libertà delle nostre scelte future come ad esempio potersi ricongiungere ai propri familiari o comunità già presenti negli altri paesi.

VOGLIAMO ANDARE VIA DA LAMPEDUSA PER AVERE LA PROTEZIONE CHE CERCHIAMO SCAPPANDO DAI NOSTRI PAESI. MOLTI DI NOI SONO IN SCIOPERO DELLA FAME E DELLA SETE E NON SMETTERANNO FINCHÈ NON SARANNO SODDISFATTE LE NOSTRE RICHIESTE.

 

Ascolta la diretta con Giacomo, del collettivo Askavusa, da Lampedusa:

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