Le lotte di lavoratori e lavoratrici Almaviva e Media Market

Scritto dasu 6 Maggio 2016

Anche a Napoli i dipendenti della multinazionale Almaviva hanno espresso in maniera netta il loro NO all’accordo promosso dall’azienda e dal ministero dello Sviluppo economico per ritirare i 3000 licenziamenti annunciati il 21 marzo scorso. Ieri si è svolto nella sede partenopea un referendum analogo a quelli che si sono tenuti nei giorni scorsi in tutti i siti del colosso dei call center, a Roma, Palermo, Milano, Catania e Rende. Lavoratori e lavoratrici hanno rifiutato la breve proroga dei Contratto di Solidarietà (CdS) come strumento di gestione della crisi, dopo che per anni l’azienda ha accumulato profitti grazie a sgravi ed incentivi ricevuti dallo Stato. Almaviva ha infatti iniziato ad usufruire dei CdS già dal 2013, non tanto per evitare licenziamenti, quanto per aumentare al massimo la flessibilità dei lavoratori.

Il risultato partenopeo va ad aggiungersi ai dati delle precedenti consultazioni, che parlano – con grande “sorpresa” da parte delle stesse organizzazioni sindacali confederali che avevano promosso le consultazioni – di un plebiscito di NO nei siti che sarebbero colpiti dagli esuberi (Roma e Palermo), ma anche a Milano (non toccata dagli esuberi),  esempio emblematico della grande solidarietà espressa tra lavoratori e lavoratrici in lotta: “se toccano un* toccano tutt*”! Vittoria del SI’, invece, a Catania e (di misura) a Rende, entrambe sedi non toccate dagli esuberi. In definitiva, comunque, il 95% dei dipendenti ha detto NO ad un accordo-farsa, che incide sul costo del lavoro, sui salari, sull’occupazione, senza dare alcuna certezza per il futuro.

In reazione a questo risultato, Almaviva si è subito affrettata a dichiarare conclusa “la fase sindacale del procedimento”. Per cui ora la vertenza si sposta al ministero del Lavoro, il che, tradotto, significa che riparte l’iter per i licenziamenti. La legge prevede 30 giorni di confronto, scaduti i quali l’azienda avrà altri 120 giorni di tempo per formalizzare i licenziamenti.

La lotta di lavoratori e lavoratrici, però, non si ferma. Come hanno ben chiaro i dipendenti della Almaviva di Napoli, che oggi hanno pubblicato una lettera da cui traspare tutta la determinazione di cui sono capaci: “Ora dobbiamo fare un passo avanti. Non possiamo adagiarci. È ancora il momento di lottare, di presidiare, volantinare, scioperare. Se i dirigenti di Almaviva hanno le orecchie dure, dovremo fare così tanto rumore da farci comunque sentire. La vittoria del NO ci dice che, se vogliamo, siamo forti. Ora bisogna volerlo. Dimostrare e dimostrarci che siamo all’altezza. Insieme possiamo strappare tutto ciò che nelle chiacchiere di queste settimane, tra lacrime e sorrisi, ci siamo detti gli uni con gli altri: vogliamo salvare i nostri posti di lavoro, il nostro presente ed il nostro futuro. Ma, col ricatto occupazionale, non possono calpestare la nostra dignità. Non glielo permetteremo: MAI!

Ascolta la diretta di questa mattina da Napoli con Vlad dei Clash City Workers:

Almaviva

Sul fronte del conflitto capitale/lavoro questa mattina abbiamo approfondito anche la situazione della Media Market. L’azienda, dopo aver incassato il contratto di solidarietà gentilmente offerto da Filcams, Fisascat e Uiltucs, ha deciso di andare giù pesante con l’accetta, comunicando di voler licenziare su tutto il territorio nazionale 311 lavoratori full-time equivalenti (Fte), corrispondenti a non meno di 400 persone. Ancora una volta è la “crisi” ad essere accampata dall’azienda come scusa per scaricare le proprie colpe sui salariati. Lavoratrici e lavoratori però non ci stanno e si sono uniti, capendo che la solidarietà è un’arma molto più efficace di vane e sterili trattative. La loro rivendicazione è precisa: “La soluzione alla crisi di Media Market non può passare per la riduzione del numero dei dipendenti, oggi appena sufficienti a mandare avanti i negozi, ma dalla riduzione d’orario a parità di salario per tutti i lavoratori e le lavoratrici del gruppo. La dirigenza deve essere messa di fronte al suo fallimento senza poter ricorrere al comodo capro espiatorio dei dipendenti.”

Domani a Torino è previsto uno sciopero indetto dalla FLAICA-CUB, con presidio davanti al punto vendita di corso Giulio Cesare 202 dalle 15 alle 20.

Ascolta la diretta da Torino con Cosimo della CUB:

Media Market


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