Turchia. La libertà di stampa tra le sbarre
Scritto dainfosu 23 Giugno 2016
La lotta per la libertà di stampa è sempre più dura nel paese della mezzaluna. Lunedì scorso sono stati arrestati ilrappresentante di Reporters Sans Frontières in Turchia, Erol Önderoglu, la docente universitaria e presidente della Fondazione dei Diritti dell’Uomo (Tihv) Sebnem Korur Fincanci e dello scrittore Ahmet Nesin. Per tutti l’accusa è di propaganda terroristica. I tre hanno partecipato, lo scorso mese, ad una campagna di solidarietà con il quotidiano filo-curdo Ozgur Gundem.
In maggio, Önderoglu, Nesin e Fincanci avevano simbolicamente assunto la direzione del giornale, da anni nel mirino delle autorità.
Iniziativa che aveva determinato l’avvio del procedimento giudiziario a loro carico. Raggiunto telefonicamente poco prima dell’udienza, Önderoglu ha raccontato: “Il pubblico ministero che ci ha interrogato ha chiesto la nostra incriminazione e il nostro arresto per propaganda terroristica” a favore del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).
A Erol Önderoglu, rappresentante di Rsf in Turchia dal 1996, e ai due intellettuali, la corte ha contestato in particolare tre articoli dedicati alla lotta intestina in corso tra diverse componenti delle forze di sicurezza del Paese e alle operazioni di guerra contro le città che hanno dichiarato l’autonomia nel Bakur, la zona a maggioranza curda nel sud-est del paese.
All’esterno del tribunale di Istanbul, sfidando la repressione, c’erano un centinaio di sostenitori.
Önderoglu, Nesin e Fincanci vanno ad aggiungersi alla lunga lista dei giornalisti, degli scrittori e degli intellettuali perseguiti dalla magistratura turca in osservanza di una legge antiterrorismo che calpesta apertamente la libertà d’espressione e colpisce in particolare la stampa scomoda per il presidente Recep Tayyp Erdogan. Nell’ambito dell’accordo sull’accoglienza in Turchia dei profughi siriani accampati nelle isole greche, la Ue ha chiesto ad Ankara di rivedere quella legge per adeguarla agli standard democratici richiesti a un Paese che ambisce a entrare nell’Unione e che , nell’immediato, punta a far viaggiare i suoi cittadini in Europa senza dover richiedere un visto. Ma Erdogan non perde occasione per dire che quella legge non si tocca.
Nella classifica sulla libertà di stampa per il 2016 stilata da Reporters Sans Frontières, la Turchia occupa la 151ma posizione sui 180 Paesi presi in considerazione. La Turchia, legge dopo legge, è diventata un regime islamo-conservatore. Il partito Akp di Erdogan, al potere dal 2002 punta ad una riforma costituzionale in senso presidenzialista.
Si moltiplicano le misure per tacitare ed imprigionare otgni forma di opposizione accusata di sostenere il PKK, che è considerato un organizzazione terrorista. Dai deputati del partito filo-curdo Hdp, che non godono più dell’immunità parlamentare, alla stampa indipendente, tutti corrono il rischio di essere accusati di collaborazionismo con il Pkk.
Can Dündar, redattore capo di Cumhuriyet, è stato condannato lo scorso maggio a cinque anni e dieci mesi di reclusione per “divulgazione di segreto di Stato”. Il segreto, messo allo scoperto da un video publicato dal quotidiano, era quello che copriva la fornitura di armi ai jihadisti dell’Isis in Siria.
Quali sono le leggi su cui fa leva il governo turco per tappare la bocca e imprigionare i giornalisti fuori dal coro?
Ne abbiamo parlato con Murat Cinar, blogger, e videoattivista di origine turca.
Ascolta la diretta: