No alla repressione in Turchia: compagni/e rifiutano obblighi di firma e chiamano all’iniziativa
Scritto dainfosu 25 Luglio 2016
I compagni/e colpiti da obbligo di firma due volte al giorno (!) per una banale contestazione alla sede della Turkish Airlines risalente al settembre 2015 (disposizione del gip Silvia Carosio su richiesta del pm dalle strane amicizie Rinaudo), hanno deciso di non sottostare a questa assurda misura.
Convocano un’assemblea giovedi 28 luglio alle 19 presso la sede di radio blackout e invitano alla presenza al tribunale di Torino venerdi mattina nel caso in cui venga fissata per quel giorno l’udienza del riesame di questo provvedimento.
Ascolta la diretta di stamattina con Daniele, uno dei compagni coinvolti:
Di seguito il comunicato che sta circolando:
Una resistenza oltremisura
Per l’ennesima volta, il 21 luglio 2016, siamo stati svegliati all’alba dalla polizia. Questa volta, su mandato del solito p.m. Rinaudo, vorrebbero obbligarci a presentarci in commissariato tutti i giorni, due volte al giorno, come misura cautelare per una iniziativa del settembre 2015, quando ci recammo negli uffici della Turkish Airlines di Caselle (Torino), per denunciare la politica terrorista di Erdogan ed esprimere sostegno a chi, in Turchia e in Kurdistan, continua a resistere e a combattere.
Incredibile ma vero, proprio mentre in Turchia dilagano purghe e arresti di massa, mentre Erdogan dichiara la sostanziale destituzione del Parlamento e la sospensione della Convenzione dei diritti umani, in Italia – come in Europa – si finge di scandalizzarsi e intanto si cerca di zittire chi da tempo denuncia il terrorismo dello Stato turco, che non è certo una novità dell’ultim’ora, anzi.
Ebbene, stavolta abbiamo deciso di non sottostare a queste limitazioni della libertà.
Primo, perché – come è esplicitato nella stessa ordinanza restrittiva – questa è finalizzata a impedirci di reiterare le condotte in questione, cioè il sostegno alla resistenza del PKK e alla lotta rivoluzionaria in Kurdistan, un sostegno di cui oggi c’è più bisogno che mai e per il quale, semmai ci fosse qualcosa da rimproverarci, sarebbe di non esser riusciti a fare abbastanza.
E poi perché è ora di reagire a questo stillicidio di misure repressive con cui si stanno tentando di soffocare i movimenti di lotta: soltanto tra la Valsusa e Torino, non si contano più le persone sottoposte a restrizioni. È ora di dire basta! È improrogabile una risposta collettiva, ognuno secondo le proprie possibilità. Perciò la gran parte di noi ha scelto di non collaborare più a limitare la propria libertà, e non si presenterà in commissariato. Se vorrete dovrete assumervi la responsabilità di trascinarci in galera. Noi siamo qui. Al limite andremo a raggiungere quei compagni – Luca e Giuliano – che già stanno scontando in carcere il coraggioso rifiuto di sottostare agli arresti domiciliari, e a cui cogliamo l’occasione per mandare un forte abbraccio. Se pensavate di spaventarci, avete sbagliato bersaglio.
Gli imputati e le imputate per l’irruzione alla Turkish Airlines
Torino 22 luglio 2016