Il Gabon insorge contro la famiglia Bongo
Scritto dainfosu 16 Settembre 2016
In Italia non si è parlato per nulla dei riot avvenuti a ridosso delle elezioni in Gabon tenutesi a fine agosto: dopo 50 anni di predominio della famiglia Bongo, Omar prima fino al 2009, quando ha passato la mano al figlio. Ma se per 4o anni la situazione economica ha permesso di foraggiare clientele tali da consentire di rimanere al potere senza scossoni, con il crollo del prezzo del petrolio la torta da spartire si è dimezzata, inoltre la gestione del potere si è fatta più dispotica, l’opposizione non avrebbe comunque avuto chance se non si fosse coagulata attorno a Jean Ping, lo sfidante che ha preteso il riconteggio dei voti dopo che lo scarto tra lui e Bongo era risultato di 6000 voti e l’area di provenienza della famiglia al potere ha registrato una partecipazione del 99,9% alle urne… un caso abbastanza classico di postcolonialismo, visto che la Francia usa il territorio anche per le proprie basi, ha un rapporto privilegiato e gli intrecci sono piuttosto ingarbugliati, si pensi che Ping è genero di Omar Bongo e la moglie ha avuto contatti in questi giorni con Ouattara, presidente ivoriano a proposito dell’accusa rivolta a Hacker della Costa d’Avorio di aver truccato alcuni dati delle elezioni. Tutto secondo copione in un’area che come sentirete dalle parole di Marco Longari, responsabile per Afp dell’Africa non arabofona, forse l’unico fotografo presente in Gabon durante gli scontri che sono arrivati a bruciare il Parlamento e dall’altro lato hanno visto le forze di sicurezza dagli elicotteri proiettare sulla sede di Ping granate assordanti e lacrimogeni.
Ma quello che maggiormente ci premeva era poter ascoltare la testimonianza di chi ha potuto parlare, fotografare, farsi un’idea chiara delle esigenze della popolazione, che era preparata alla ribellione, visto che si tratta di una replica del 2009, data delle elezioni precedenti e che non è interessata a sostenere nessuno, semplicemente vorrebbe tanto liberarsi del giogo. Intrigante è il modo di narrare di Marco e ancora più esplicative le sue foto. Ecco cosa ci ha raccontato