Se lo Zio Sam scommette sulla fine dell’Europa
Scritto dainfosu 6 Ottobre 2016
Dopo il vertice di Bratislava, Matteo Renzi si sbraccia contro l’asse franco-tedesco e l’Unione Europea. Il referendum costituzionale si avvicina e bisogna senz’altro dare all’elettorato l’idea del polso fermo verso delle istituzioni europee particolarmente malviste in ampi strati della popolazione. Sembrerebbe un conflitto simulato, l’UE non vuole certo mettersi contro uno degli ultimi governi europeisti in un momento in cui l’UE si sgretola a colpi di stagnazione e Brexit e anche Renzi resta nel frame della necessità di “un’Europa diversa”. Ma se non fosse proprio così? Diversi think tank americani stanno ormai dando per assodata una sostanziale disgregazione delle istituzioni europee e lavorano per una transizione soft verso un’Europa post-unione. Le velleità di un’Europa forte a trazione teutonica sono sempre state mal-digerite oltre atlantico (vedi vicenda Ucraina) e l’ipotesi di uno spezzettamento dell’UE permetterebbe di superare alcuni blocchi istituzionali (vedi TTIP) secondo il sempre attuale adagio Divide et Impera. In questo scenario il ruolo dell’Italia e dell’atlantisticissimo Matteo Renzi sarebbe cruciale per dare un colpo di grazia alla moribonda UE in un quadro sistemico accettabile per preservare gli equilibri del capitalismo globale.
Ne abbiamo parlato con Pier Luigi Fagan a partire da un suo articolo dal titolo “Italia Europa Mondo”