Borgo Mezzanone (FG): femminicidio e repressione

Scritto dasu 16 Dicembre 2016

133814249-84a282f7-d0b6-4c9f-8f89-3674921bb396E’ di sei giorni fa la notizia del ritrovamento del cadavere carbonizzato di una donna davanti al CARA ( Centro di accoglienza richiedenti asilo) di Borgo Mezzanone, nel foggiano. La giovane donna, di origine nigeriana, probabilmente viveva nel ghetto di Stato adiacente al CARA, la “Pista”, dove da anni sono confinati centinaia di lavoratrici e lavoratori migranti oggetto di irregolarizzazione giuridica e sfruttamento. Questo femminicidio va inquadrato a partire dalla quotidiana marginalizzazione, ricattabilità e deportabilità dei corpi migranti agita dall’apparato di controllo e sfruttamento che regge il regime dei confini, di cui sono emblema i CARA e tutti i campi-ghetto istituzionali e autogestiti che proliferano nel nostro paese. Nel contesto della violenza strutturale che colpisce lavoratrici e lavoratori migranti, i corpi delle donne e la violenza che su di essi viene agita vengono poi strumentalizzati dalle stesse istituzioni per giustificare interventi repressivi. Nella “Pista” si moltiplicano così le incursioni poliziesche ed è sempre di questi giorni la notizia della reclusione nel CIE di Ponte Galeria di un’altra donna nigeriana, che da anni viveva e lavorava anche lei a Borgo Mezzanone. Proprio domani, in occasione della giornata internazionale contro la violenza che colpisce lavorat* del sesso, si terrà davante al CIE di Ponte Galeria un presidio in solidarietà con le donne migranti che si ritrovano, per circostanze, costrizione o scelta, a vendere sesso per vivere. Lavoratrici che resistono non soltanuto alla violenza razzista e di genere, ma anche a tutti i dispositivi di militarizzazione dello Stato e di controllo dei confini che le vittimizzano attraverso leggi sulla protezione.

 

Ascolta la diretta di questa mattina con un* compagn* della Rete Campagne in Lotta:

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