Paraguay, la popolazione contro la riforma: è crisi istituzionale

Scritto dasu 5 Aprile 2017

Migliaia di persone hanno manifestato venerdì scorso in Paraguay contro la riforma costituzionale voluta dal presidente Horacio Cartes che gli consente la rielezione. La polizia ha usato ripetutamente la mano pesante. Un giovane manifestante di opposizione, Rodrigo Quintana, di 25 anni, è stato ucciso con un colpo alla testa dopo l’irruzione dei poliziotti nella sede del Partido Liberal (Plra). Secondo i testimoni sarebbe stato ucciso a sangue freddo e anche il comunicato del ministero dell’Interno ha affermato che «presumibilmente» a ucciderlo sarebbe stato un poliziotto.

 

Le manifestazioni sono iniziate dopo il voto di 25 senatori a favore del progetto di riforma costituzionale, votato anche dai sostenitori dell’ex vescovo dei poveri ed ex presidente Fernando Lugo. Lugo, appoggiato dalla sinistra del Frente Guasu gode ancora di grande popolarità e potrebbe così tornare a candidarsi. Il suo mandato è stato interrotto da un golpe istituzionale nel 2012, orchestrato dal suo vice Federico Franco che ha tolto il puntello all’incerta maggioranza parlamentare con la quale Lugo aveva scalzato il Partido Colorado.

 

Nonostante la destituzione del Ministro degli Interni, le proteste non accennano a fermarsi. La composizione di piazza è trasversale e ha a che vedere soprattutto con la riforma agraria voluta dai contadini e mai attuata. In Paraguay infatti il 2,5% della popolazione è padrona dell’85% della terra e questa situazione che non ha potuto avere una soluzione anche con il governo di Lugo che disattese le richieste delle e dei contadini che lo appoggiavano, si è sempre più aggravata con l’occupazione di terre da parte degli impresari che di per sé sono stati fortemente beneficiati principalmente dalla dittatura di Alfredo Stroessner. A questo bisogna aggiungere che il 94% della loro terra è destinata alle coltivazioni per l’esportazione di mais e soia transgenica, mentre solo il 6% è destinata alla produzione di alimenti.

 

In un quadro complesso come quello dell’America Latina, proviamo a fare il punto della situazione e un’analisi con Geraldina Colotti, giornalista de Il Manifesto.

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