Tehran, Qatar… cambio di alleanze per gli interessi dell’era Trump
Scritto dainfosu 8 Giugno 2017
La rivendicazione dell’Isis degli attentati a Tehran è arrivata secondo le attese, una sorta di sanguinoso marchio impresso su decenni di politica estera dell’Iran e di contrapposizione tra la repubblica islamica e un universo sunnita che ha sempre mal sopportato l’esistenza di una “Mezzaluna sciita”.
L’Iran viene colpito perché è lo stato del Medio Oriente che da più tempo e con maggiore efficacia combatte contro il jihadismo sunnita: lo fa in Iraq con i Pasdaran del generale Soleimani, a fianco del governo maggioranza sciita di Bagdad, lo fa in Siria sostenendo il regime alauita di Bashar Assad e appoggiando in Libano gli Hezbollah, da sempre in lotta con i gruppi radicali sunniti. L’Iran è anche il grande nemico dell’Occidente e così, dopo il disgelo abbozzato dall’amministrazione Obama e la sospensione delle sanzioni, si è tornati ad un’aperta ostilità essendo questi l’unica forza capace di mettere in discussione lo strapotere di Israele nell’area e di giocare realmente in proprio.
Così il caos sistemico avanza, prodotto dall’intersezione di livelli differenti che generano una narrazione frammentata in cui è spesso difficile inquadrare i reali obiettivi perseguiti sul campo. L’offensiva contro l’Iran passa ad esempio anche dall’espulsione del Qatar e dalla guerra finanziaria che sembra profilarsi contro questo vecchio alleato dei Sauditi che hanno subito colpito Al Jazeera, considerata un pericolo mortale per la propaganda delle petrolmonarchie.
Come in passato chiediamo aiuto ad Alberto Negri de IlSole24Ore per capire meglio come prosegue l’incasinamento sistemico dell’area mediorientale e le potenziali conseguenze dell’attacco a Tehran.