Aggredito e mutilato. L’Italia vuole espellerlo

Scritto dasu 13 Giugno 2017

Milano. Una domenica come tante al parco Lambro. Un giovane salvadoregno con gli zii da cui abita da un anno sta passando lì la giornata. Aggredito da un ubriaco con una bottiglia rotta viene ferito molto gravemente: perde un occhio e dovrebbe sottoporsi a diversi interventi di chirurgia per sostituire il bulbo con una protesi. Lo Stato italiano non è d’accordo. Il ragazzo, entrato in Italia con visto turistico ed ospite dagli zii, è un clandestino senza documenti

 

Nei suoi confronti viene disposto l’allontanamento coatto. In attesa del ricorso dei suoi legali, deve firmare due volte al giorno. Se verrà deportato non potrà essere essere operato.

Una vicenda che colpisce per la ferocia burocratica dello Stato che si accanisce contro una persona mutilata, bisognosa di cure.

Un clandestino, un uomo illegale, non ha diritti, né protezione, è solo un vuoto a perdere di cui disfarsi senza esitare.

 

La sua vicenda tuttavia ci ricorda che non c’è nessun modo legale di vivere nel nostro paese, quando scadono i permessi per studio o vacanza o quando si perde un lavoro regolare. Per molti immigrati la clandestinità è la norma, non l’eccezione.

 

L’unico modo di entrare in Italia con le carte è avere già in tasca un contratto di lavoro, firmato all’ambasciata italiana del proprio paese. Ovviamente nessuno lo ottiene mai: da anni i decreti flussi – sanatorie mascherate – non vengono fatti. Invece il governo moltiplica i dispositivi di controllo e repressione, fa accordi di rimpatrio, per il trattenimento in prigioni in Ciad, Libia, Niger. È l’esternalizzazione della guerra ai poveri, che rischiano morte, torture, sequestri e stupri. Da mesi si moltiplicano le deportazioni dirette con i paesi con cui l’Italia ha stretto accordi.

 

Ne abbiamo parlato con Eugenio Losco, avvocato che da anni segue migranti e oppositori sociali.

 

Ne abbiamo profittato per fare il punto sull’iter applicativo delle nuove leggi sulla sicurezza urbana e l’immigrazione.

 

A Milano il sindaco e il prefetto stanno mettendo a punto un piano che fisserà alcune zone rosse urbane, principalmente quelle della movida meneghina, dove la mancanza di “decoro” dei poveri non verrà tollerata.

A Torino Appendino ha calato la sua carta contro la “movida molesta”, un bel regalo ai localini di San Salvario, del quadrilatero e di piazza Vittorio. I negozietti, i kebabbari, le gastronomie non potranno più vendere birra dopo le 20. Chi, senza troppi soldi, si prendeva due birrette da asporto da consumare con gli amici, sarà obbligato a portarsele calde dalle periferie dove il decreto non vale.

 

Ascolta la diretta con Eugenio:

 

2013 06 13 losco salvadoregno


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