Brexit. Accordo raggiunto, ma la partita è solo all’inizio

Scritto dasu 12 Dicembre 2017

L’8 dicembre Jean-Claude Juncker e Theresa May hanno raggiunto un primo accordo sulla Brexit.
La palla ora passa al Parlamento europeo che il 14 e 15 dicembre è chiamato ad approvarlo. Poi toccherà ai 27 stati dell’Unione ratificarlo nei prossimi due anni. Ma sono in molti a scommettere che saranno di più.

La Gran Bretagna stima che il costo per l’adempimento dei suoi obblighi finanziari sia compreso tra 40 e 45 miliardi di euro e dovrà garantire diritti speciali per 4 milioni di europei. L’intesa apre la strada ai negoziati commerciali. Il premier britannico e il presidente della Commissione europea hanno siglato un documento di 15 pagine che fa il punto della situazione e indica ai negoziatori il percorso per una seconda fase di colloqui.

“L’intesa comune” raggiunta dai negoziatori “riconosce il ruolo della Corte di giustizia” europea “come l’arbitro ultimo dell’interpretazione della legislazione dell’Unione”. Allo stesso tempo, si legge nel testo della comunicazione della Commissione Ue, saranno i tribunali britannici a occuparsi delle cause sollevate dai cittadini Ue sulla tutela dei loro diritti. I giudici britannici potranno rivolgersi alla Corte Ue per questioni interpretative “entro 8 anni” dall’entrata in vigore delle norme sui cittadini. La dichiarazione congiunta tra Regno Unito e Unione europea contiene “garanzie concrete per i cittadini” da entrambi i lati della Manica, ha ribadito il capo negoziatore dell’Ue Michel Barnier in conferenza stampa. Tra i punti condivisi: tutte le persone arrivate nell’Ue o nel Regno Unito prima della Brexit potranno continuare a lavorare o studiare, i membri della famiglia conserveranno il diritto alla riunificazione, saranno conservati i diritti alle prestazioni sociali.

Non ci sarà alcun confine fisico tra la provincia britannica e la Repubblica d’Irlanda a Sud, ma la May ha sottolineato che sarà preservata l’integrità del Regno Unito, anche se l’Irlanda del Nord godrà di uno statuto speciale. Si è dunque riusciti a trovare un accordo che soddisfa gli unionisti di Belfast, i quali temevano di essere abbandonati nelle braccia di Dublino, e il governo irlandese, contrario a una divisione netta dell’isola.

May doveva superare questi due scogli per far partire la trattativa sulle relazioni commerciali tra UE e Gran Bretagna. In questo primo round, specie sui diritti dei cittadini europei, ha dovuto cedere alle pressioni di Juncker ed accettare che mantengano il loro status attuale.
Questa scelta è stata investita dalle critiche dell’ala destra del suo partito, oltre alla destra populista di Farage.
La poltrona di May continua a traballare.

Ne abbiamo parlato con Renato Strumia.
Ascolta la diretta:

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