Sugli arresti dell’ex Moi

Scritto dasu 4 Marzo 2018

Il 27 di febbraio tre ragazzi vengono chiamati in questura per una notifica legata alla loro richiesta di asilo; in realtà si tratta di un tranello ben orchestrato per poter effettuare degli arresti evitando di andarli a fare laddove i tre abitano, le palazzine dell’ex Moi. I tre sono infatti accusati di aver partecipato alle proteste avvenute tra novembre e dicembre contro le operazioni di sgombero “soft” voluto dall’Amministrazione.

In quelle giornate tante sono state le iniziative messe in atto dagli abitanti delle palazzine occupate; tra queste lo sgombero dell’ufficio della Compagnia di San Paolo, promotrice e finanziatrice dei progetti ideati sull’ ex Moi una volta liberate le palazzine dagli abitanti. Una puntuale iniziativa quindi quella che ha portato alla messa in strada dell’arredo dell’ufficio della Compagnia di Intesa San Paolo e a uno scontro verbale con il project manager che lì lavora. Ed è proprio da questo figuro che parte la denuncia che legittima l’azione repressiva della polizia degli scorsi giorni, con una sorpresa in più: si scopre infatti che, per il ruolo che svolge all’interno dell’ufficio, può essere considerato un pubblico ufficiale, seppur stipendiato da una banca. Agli arrestati, e ad altri che a quanto pare la polizia non è ancora riuscita a rintracciare, vengono dunque contestati i reati di violenza aggravata a pubblico ufficiale.

Ma se il tentativo portato avanti da Compagnia di San Paolo e Questura con quest’azione repressiva era probabilmente quello di creare spavento e divisioni tra gli abitanti per meglio portare avanti le operazioni di svuotamento delle palazzine, questi arresti hanno provocato invece rabbia e unione.

Ci si sta dunque organizzando per portare solidarietà agli arrestati; una prima iniziativa già in programma è il presidio di stasera (venerdì 2 marzo) al carcere delle Vallette per salutare i tre e tutti i detenuti.

Ne abbiamo parlato con un compagno che si segue la vicenda.

Ascolta la diretta

 

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