Fca/Renault: fusione in testa coda

Scritto dasu 8 Giugno 2019

I pezzi non combaciano e adesso è un bel casino, perché la mossa ha fatto emergere le debolezze. Era ancora vivo Marchionne e persino Giovanni Agnelli che già si preconizzava un mondo in cui sarebbero sopravvissute 4 al massimo 5 case automobilistiche; anche gli agglomerati di molti marchi alleati a coprire aree di mercato, gamme, alimentazioni diverse sono destinate a non rappresentare una risposta alle esigenze della produzione globale. A questo punto la Fca si è trovata nell’assoluta necessità di confluire in un gruppo più ampio che potesse competere con i colossi senza soccombere, cercando un’amalgama complementare, o tecnologie da rapinare per poter reggere la concorrenza, mercati da penetrare – preferibilmente quelli non ancora conosciuti –, maestranze da ridurre, siti da ridimensionare, appoggiandosi a sedi assimilabili e più performative.

Per riuscire a orientarci in questi orizzonti celermente variabili, colmi di differenti condizionamenti, sensibili a tecnologie e risorse energetiche, ma impostati tendenzialmente sul lato finanziario, più che a quello produttivo, ci siamo rivolti a Stefano Capello, ottenendo molti lumi geoeconomici e qualche dubbio condiviso,

Mancata fusione automotive europeo: si apre un quadro fosco?


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