L‘antropocene veneziano: Mose come estrema manomissione di una laguna artificiale

Scritto dasu 16 Novembre 2019

25 anni fa quando iniziò la farsa del mose i motivi ecoambientali erano molto lontano degli interessi degli ideatori di questa opera inutile e dannosa. Il Mose doveva essere la “salerno-reggio calabria” del nord. Macchina non per fermare l’acqua (solo l’idea fa sorridere) ma produrre soldi, tangenti per la casta politica del veneto. E infatti la cricca di affaristi ora sta cominciando a preparare il terreno dicendo che va terminata (intascando gli ultimi soldi dell’appalto e della corruzione comprovata) e che però poi – altri progetti e nuova storia di appalti e ruberie – va adattata e aggiornata… I consorzi appaltatori finora hanno minimizzato l’innalzamento del livello del mare stimato fino a qualche anno fa a 50 centimetri (e ora a 70 di sicuro e a 1 metro secondo le ultime stime)…. senza considerare i 100-120 milioni di euro di manutenzione annuale di questa progettazione che risale agli anni Sessanta ed è stata conclusa nella approvazione nel 1992 – nessuno sa chi si accollerà questo investimento.

5 miliardi buttati, il Comitato NO MOSE, ha sempre spiegato sotto il profilo tecnico, l’inutilità dell’opera; sia per l’aspetto velleitario di fermare l’acqua e poi per la conduzione dell’opera che costerebbe in manutenzioni (le paratie non sono nell’acqua dolce) il costo per farla. Adesso c’è la vulgata che va finita perchè sarebbe alla fine. Tutte balle, prove andate buche e collaudi inesistenti. Problemi strutturali e paratie ammalorate che devono già essere sostituite: queste paratie sono oscillanti, potrebbero vedere le oscillazioni essere amplificate di gran lunga da particolari stati di moto ondoso che si possono manifestare e che si sono anche già manifestati, perché quando la frequenza delle onde che incidono su queste barriere è confrontabile con l’oscillazione propria di queste strutture, si va verso una situazione in cui le oscillazioni stesse tendono ad aumentare. Quindi abbiamo un fenomeno estremamente pericoloso. Il rischio, perciò, è che queste barriere, che sono indipendenti una dall’altra, potrebbero disarticolarsi.

Quando fu presentato questo progetto la finalità sbandierata era quella di difendere i centri storici dalle acque alte, favorire l’ambiente lagunare, salvaguardare la portualità. Situazioni che diventeranno problematiche,  in prospettiva, e in previsione di un innalzamento del livello medio del mare, perché non potranno essere perseguite insieme. Sono obiettivi che richiedono interventi che sono in contrapposizione tra loro e perciò si dovrà tra non molto, se quelle barriere diventeranno operative, scegliere se difenderti dal mare che entra producendo l’acqua alta, tutelare l’ambiente lagunare oppure favorire la navigazione, dunque la portualità.

La questione clima ha il suo valore perché ha fatto emergere tutta la stupidità del sistema delle GOII e l’effettiva inutilità dell’opera che doveva essere pronta dal 2016, derogata… e oggi, che doveva servire e quanto meno messa alla prova, siamo alla saga dei pagliacci arrivati per ultimi, che continuano a ripetere la solita litania delle grandi opere da finire.
Ma ai veneziani tutto questo delirio piace… forse non a tutti, come si sente dalle parole di Enrico, uomo veneziano della strada:
o forse a quasi nessuno;
ciò che sta accadendo in questi giorni a Venezia è la dimostrazione lampante di come la lotta ai cambiamenti climatici e quella contro le grandi opere siano strettamente connesse. Innalzamento del medio mare e condizioni di vento estreme sono il “nostro” climate change. Per ovviare al problema la politica chiama in causa il MOSE, grande opera bidone nata a suon di sperpero di denaro pubblico e corruttele. Per salvare Venezia, invece, c’è una sola ricetta, uscire dal fossile e dirottare i fondi dal MOSE a opere in grado di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Qui una nota del laboratorio Morion su quanto sta a ccadendo:
Qui un articolo di Armando Danella, membro del Comitato No Grandi Navi
e qui le parole di Marco, uomo veneziano impegnato nel comitato No Grandi Navi:

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