Onde indopacifiche #06

Scritto dasu 31 Gennaio 2021

Anche questa settimana cominciamo con la Thailandia, ma non per esigenze geopolitiche, quanto perché tenevamo a iniziare l’appuntamento ascoltando i Rap Against Dictatorship e con un pezzo che allude a 250 leccaculo ovvero i parlamentari che hanno avvallato il golpe del 2014, una bella realtà di musica coinvolgente e di lotta contro il regime monarchico: ora il Free Youth Movement sta polemizzando per la gestione dei vaccini che nel paese è affidata ad AstraZeneca, che ha subappaltato la produzione a Siam Bio Tech, ditta che appartiene alla famiglia reale, In pratica si accusa il re e il governo in generale di voler riguadagnare popolarità con la campagna vaccinale, per poi non muoversi per niente sulle altre richieste. In Occidente non arriva ma la mobilitazione prosegue; invece gli scontri con un morto e le transenne sollevate dai trattori a Delhi hanno persino smosso i media mainstream nostrani ed è stata assicurata la copertura per la grande Marcia dei contadini coreograficamente in concomitanza con la parata nazionale a pochi passi, senza spiegare nel dettaglio, ma ci pensiamo noi (e anche un bell’articolo di Marina Forti a raccontare la rabbia contadina). Poi sono comparsi villaggi al confine con la Cina che somigliano a basi militari.

Giunti in Cina non possiamo non parlare dei nuovi rapporti con l’amministrazione Biden, che considera “molto pericolosa” la Cina, nonostante Xi abbia a Davos rilanciato il multilateralismo, pur nell’unicità di ogni soggetto nazionale. Un altro argomento interno alla Cina riguarda quegli hongkonghesi dotati di passaporti britannici che non verranno più riconosciuti, né come identificazione, né come titolo di viaggio. Il movimento in corso aveva suscitato una narrazione che racconta come sensazione di ingiustizia da parte della polizia. 

Le condizioni di lavoro in miniere cinesi sono ancora durissime e pericolose, lo documenta l’episodio del crollo nella miniera d’oro di Qixia, di cui è sorprendente la copertura mediatica, laddove in genere per disastri di questo tipo si assiste a un silenzio censorio da parte del regime.

Poi si è parlato di Tse Chi Lop, 17 miliardi di dollari il suo giro di affari solo per le metanfetamine; e poi weChat e Douyin pay ci hanno portato nelle modalità di acquisto ormai normali in Cina, dove i social sono essenzialmente modo di fare business, dirette per vendere qualcosa, sfruttando la pigrizia per rendere facile la vendita con un click. Che in Corea si trasforma in una scandalosa dollie chatbot, Luda Lee, omofoba nelle sue reazioni, che nel deep learning impara dalla società reale, riflettendo quanto l’algoritmo “assorbe” da conversazioni reali. 

“06 Dal vaccino “reale” alla reale società riflessa dai chatbot”.


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