Droghe, referendum, war on drugs
Scritto dainfosu 22 Febbraio 2022
La bocciatura del referendum sulle droghe, peraltro ampiamente prevedibile, dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, l’inutilità di questo strumento, che, basandosi sulla mera abrogazione di una legge o di parti di essa, riconsegna al parlamento la facoltà di riscriverla. Questa volta lo stop è arrivato direttamente dalla corte costituzionale.
Il proibizionismo ha tuttavia ben poco a che fare con la diffusione dell’utilizzo di sostanze proibite, che invece si è costantemente esteso nonostante l’inasprirsi delle leggi quasi ovunque.
I criminologi inglesi Rick Lines e Niamh Eastwood in un articolo apparso sulla rivista The Conversation, “la War On Drugs non ha mai riguardato la droga. Riguardava e continua a riguardare il controllo sociale. Come scrive l’autore e docente di diritto Kojo Koram, il controllo internazionale della droga dal XIX secolo è stato profondamente intrecciato con il progetto coloniale europeo e il desiderio di controllare le popolazioni indigene e colonizzate. (…) In linea con la logica contorta del proibizionismo, la soluzione proposta alle leggi sulla droga razziste e discriminatorie non è rimuovere o riformare quelle leggi, ma allargare la rete per colpire più persone”. Più o meno ovunque in questi anni si stanno diffondendo tecnologie sempre più invasive che sono in grado di rilevare anche il minimo indizio di utilizzo di sostanze proibite, dai cosiddetti cani “molecolari” (addestrati per individuare non solo le sostanze ma anche le tracce del loro consumo) ai test salivari e del sudore utilizzati ormai dalle polizie stradali di tutto il mondo, agli spray e alle pellicole usati negli aeroporti sugli oggetti personali (cellulare, occhiali, orologio, ecc.) per individuare tracce infinitesimali. Non sono strumenti che servono a trovare grossi carichi e a colpire il traffico: servono soltanto appunto ad “allargare la rete”. Il primo paese a utilizzare le pellicole negli aeroporti è stato l’Australia dove da anni la polizia di frontiera sottopone a minuziose analisi tutti gli oggetti personali di chi ottiene un visto di immigrazione legale e basta una minima traccia per essere rispediti indietro.
Non è un caso che in prima fila tra i difensori della War On Drugs ci siano le forze di polizia di tutto il mondo.
Ne abbiamo parlato con Robertino Barbieri di CanaPisa
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