Serantini. La memoria di ieri nelle lotte di oggi

Scritto dasu 10 Maggio 2022

A Pisa, lo scorso sabato, cinquantesimo anniversario dell’assassinio di Franco Serantini, un corteo ha attraversato il centro cittadino per ricordare un compagno massacrato di botte dalla polizia, nel segno della continuità delle lotte contro il fascismo e contro la guerra e il militarismo.
In un territorio occupato militarmente sin dal 1945 da una base militare statunitense, Camp Darby, e da numerose strutture militari italiane, il governo ha deciso di costruire a Coltano, nell’area protetta di San Rossore, una caserma “green” per i reparti di elite dei carabinieri: i paracadutisti del Tuscania, il Comando delle Forze Speciali dell’Esercito, Comfose, le unità cinofile.
Ne abbiamo parlato con Dario, un compagno attivo nelle lotte tra Pisa e Livorno

Ascolta la diretta:

Riportiamo di seguito il documento della Federazione Anarchica Livornese che offre una ricostruzione del clima politico in cui fu assassinato il compagno Franco Serantini.

1972-2022 Franco Serantini vive nelle lotte

Sono passati 50 anni dal maggio del 1972 quando Franco Serantini venne picchiato da un gruppo di agenti di polizia e poi lasciato morire senza cure in una cella del carcere di Pisa. Era stato arrestato mentre partecipava a una manifestazione antifascista nel corso della quale si erano verificati scontri tra chi protestava e le forze dell’ordine.

Franco aveva poco più di 20 anni, faceva parte del Gruppo Anarchico “Giuseppe Pinelli” di Pisa e partecipava insieme a tanti compagne e compagni alle numerose iniziative che si svolgevano a Pisa in quegli anni di grande attivismo politico che aveva coinvolto un’ intera generazione di giovani. Franco lottava contro gli esecutori fascisti e i mandanti governativi della Strage di Stato (Piazza Fontana, 1969), l’assassinio di Giuseppe Pinelli e l’ingiusta detenzione di Pietro Valpreda e compagni, accusati della strage da una macchinazione poliziesca.

Della morte di Franco Serantini non è certo responsabile un triste destino personale, come banalmente troppe volte si è detto, ma la violenza e la repressione di governo e polizia. I governi dell’epoca prima vollero fermare le lotte operaie con la strategia della tensione e con la strage di Piazza Fontana, a Milano, il 12 dicembre del 1969, poi vollero mettere a tacere le proteste per l’assassinio di Pinelli e l’ingiusta detenzione degli anarchici impedendo manifestazioni di piazza nell’anniversario della strage, nel 1970 (assassinio di Saverio Saltarelli) e nel 1971.

In quegli anni il fascismo era dilagante: la Spagna era sotto il tallone di Franco dal 1939, in Grecia un colpo di Stato favorito dalla NATO aveva portato al governo la sanguinaria giunta dei colonnelli, mentre un’altra dittatura militare appoggiata sempre dalla NATO opprimeva la Turchia. Anche in Francia il gollismo era ancora al potere, conquistato con un colpo di Stato nel 1958. In Italia il presidente della Repubblica era stato eletto col voto dei fascisti.

L’11 marzo del 1972, in occasione di una manifestazione della cosiddetta “Maggioranza Silenziosa”, organizzata da caporioni fascisti implicati nelle trame nere, molte forze politiche che avevano dato vita alla campagna di controinformazione sulla Strage di Stato decise di riprendersi la piazza a Milano ad ogni costo. La concentrazione antifascista sarà ripetutamente aggredita dalla polizia e dai carabinieri, ma difenderà fino a sera il proprio diritto di manifestare. Quella giornata spinse alcuni gruppi extraparlamentari e alcuni gruppi e individualità del movimento anarchico ad approfittare della campagna elettorale in corso per contestare i comizi fascisti e denunciare le connivenze tra fascisti ed apparato statale. I Gruppi Anarchici Toscani, struttura unitaria costituitasi nell’autunno del 1971, decisero di partecipare a queste manifestazioni, per dare uno sbocco operativo alla campagna di controinformazione sulla Strage di Stato, per trasformare la lotta antifascista in lotta insurrezionale. Franco Serantini e il Gruppo “Pinelli” di Pisa avevano partecipato all’elaborazione di quella linea e alla sua applicazione pratica.

Fu così che a Viareggio, a Livorno, a Firenze, a Pistoia, in ogni località della Toscana e in tutta Italia, i comizi fascisti venivano accolti da manifestazioni di protesta, spesso duramente represse da polizia e carabinieri. La risposta dello Stato alle proteste si fece sempre più violenta, fino a culminare il 5 maggio nelle violenze poliziesche che porteranno all’assinio di Franco Serantini.

Le elezioni del 1972 videro un aumento dei voti fascisti e in generale uno spostamento a destra del Parlamento. Ma più dei voti, a lungo andare pesarono le proteste di piazza: le mobilitazioni della primavera del 1972 dimostrarono che c’era tanta gente che non credeva alle bugie di Stato, e che era pronta a combattere per la verità la giustizia e la libertà. Nel novembre di quell’anno il governo, vista inutile le repressione, con una legge apposita scarcerò gli anarchici accusati ingiustamente, sperando così di porre fine alla crescente delegittimazione.

Franco Serantini è stato assassinato per le sue scelte politiche, per il suo impegno, per il suo essere parte di un movimento più ampio, per la sua militanza rivoluzionaria nel Movimento Anarchico. L’assassinio di Franco Serantini ha avuto a che vedere con la violenza che lo Stato esercita attraverso i suoi apparati e i suoi servi, una violenza iniziata ben prima del maggio del 1972 e che ancora non è finita.

Sono passati 50 anni, la situazione politica e sociale è diversa, ma Franco Serantini non è stato dimenticato.Il suo impegno ci ha accompagnato in tutti questi anni in tante lotte. Perché nel 2022, come nel 1972, Franco è ancora con noi.


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