Le manifestazioni “bianche” di Tel Aviv non riguardano i palestinesi

Scritto dasu 31 Marzo 2023

In israele continuano le manifestazioni contro la riforma della giustizia voluta dal governo di Netanyahu, in particolare dopo che il ministro della Difesa Yoav Gallant è stato licenziato per essersi esposto pubblicamente chiedendo di fermare questa legislazione. Nel dodicesimo weekend consecutivo di proteste sono scesi in piazza seicentomila israeliani, i quali si sentono minacciati dalle politiche governative che, per la prima volta, prendono di mira anche loro, e non solo i palestinesi. Il premier israeliano intanto ha posticipato la revisione della riforma alla fine delle pasqua ebraica, nel tentativo di trovare un’intesa.

 

Le manifestazioni chiedono di rispettare la democrazia, secondo lo slogan di Israele “uno stato ebraico e democratico”, ma nelle richieste non vi è nessun riferimento alla questione palestinese. Sono infatti mobilitazioni “bianche”, nel senso che il segno distintivo è la bandiera israeliana, per l’appunto bianca, portata in piazza come simbolo di democrazia, e sono rari e mal tollerati i casi di spezzoni pro-palestina all’interno di queste manifestazioni. Eppure i palestinesi sono il venti per cento della popolazione d’Israele, ma rimangono fuori dalle proteste perchè, di fatto, non li riguardano né si sentono rappresentati. Non sono, nella realtà di un contesto particolare come quello israeliano, manifestazioni per la democrazia, perché questa non riguarderà tutta la popolazione. I palestinesi, e gli arabi residenti in Israele, rimangono gli eterni esclusi.

Ne abbiamo parlato con due compagne di FreeJerusalem in quest’intervista trilingue:


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