Il mito della transizione green tra crisi dell’automotive ed estrattivismo impossibile.

Scritto dasu 16 Novembre 2023

Il tema della transizione verde è all’ordine del giorno seppur mantenga un alone di incertezza e mistero data dagli evidenti limiti imposti dai costi, dagli obiettivi degli Stati dell’Unione Europea che di fatto vanno in tutt’altra direzione, in quanto si interessano a garantirsi accesso alle fonti fossili, ne è un esempio lampante l’Italia, e, soprattutto, dalla mancanza di materie prime all’interno dei confini dell’UE.

Un’inchiesta svolta da un gruppo di ricercatori di INvestigaten Europe sottolinea come gli stati europei siano “a caccia” di risorse e di cosiddette terre rare in Africa, in America del Sud e, in particolare in Cina, questione che rende gli stati completamente dipendenti nella possibilità stessa di estrarre materiali come il litio, il cobalto, il rame. Le implicazioni sono molteplici, a partire dagli enormi costi e le conseguenze devastanti sull’ambiente per i territori e le persone che li abitano, oltre al fatto che, per rendersi indipendenti per l’estrazione, la produzione e la lavorazione dei materiali occorrerebbe un impianto logistico e un indotto di cui all’oggi non v’è traccia. In questo scenario i costi di questa transizione, non ancora in atto ma che riempiono le dichiarazioni di coloro che si dipingono come attenti all’ambiente e al futuro sostenibile del nostro pianeta, vengono ovviamente scaricati verso il basso.

Con Fabio Balocco abbiamo approfondito come funziona l’indotto dell’estrazione delle terre rare e quali sono i limiti più evidenti della corsa alla transizione verde

In uno panorama in cui i settori, come quello dell’automotive, sono in crisi e cala la domanda per le macchine elettriche, se da un lato la transizione verde è già un miraggio, dall’altro, a causa di schizofrenici investimenti da parte dei grandi monopoli che si occupano della produzione in questo settori, si riscontrano le prime conseguenze sui lavoratori e lavoratrici.

Il caso dell’industria Lear a Grugliasco, dove in questo momento centinaia di lavoratori e lavoratrici vedono a rischio il proprio posto di lavoro e sono in stato di agitazione permanente con uno sciopero e un presidio fisso fuori dalla fabbrica, è emblematico.

Abbiamo sentito ai nostri microfoni un delegato sindacale che sta seguendo la vertenza

 


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