Aggiornamenti dalla Palestina sotto assedio

Scritto dasu 27 Marzo 2024

«Il Consiglio di Sicurezza,

Guidato dai fini e principi dello Statuto delle Nazioni Unite,

Richiamando tutte le sue risoluzioni pertinenti sulla situazione in Medio Oriente, compresa la questione palestinese,

[…]

1. Chiede un immediato cessate il fuoco per il mese di Ramadan rispettato da tutte le parti che porti a un cessate il fuoco duraturo e sostenibile, e chiede anche il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, così come garantire l’accesso umanitario per affrontare le loro esigenze mediche e umanitarie, e inoltre chiede che le parti rispettino i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale riguardo a tutte le persone che detengono;

2. Sottolinea l’urgente necessità di ampliare il flusso di assistenza umanitaria e rafforzare la protezione dei civili in tutta la Striscia di Gaza e ribadisce la richiesta di sollevare tutti gli ostacoli alla fornitura di assistenza umanitaria su larga scala, nel rispetto del diritto internazionale umanitario così come delle risoluzioni 2712 (2023) e 2720 (2023);

3. Decide di continuare ad occuparsi attivamente della questione.»

(Risoluzione 2728 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite)

 

Con la risoluzione 2728 del 25 marzo 2024 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto il cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza durante il mese di Ramadan, nei fatti per le prossime due settimane, in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi.

La risposta di Israele è arrivata immediatamente attraverso le parole del ministro degli esteri israeliano Israel Katz: «Israele non cesserà il fuoco, distruggerà Hamas e continuerà a combattere finché l’ultimo degli ostaggi non tornerà a casa». Purtroppo la scelta di ignorare le decisioni dell’ONU è stata sottolineata dall’IDF attraverso intensi bombardamenti che hanno colpito sia la Palestina che il Libano negli scorsi giorni, andando a incrementare il numero dei morti di questo assedio che va avanti da più di 170 giorni.

Oltre alle uccisioni causate dai raid aerei israeliani, nelle ultime settimane vi sono stati alcuni episodi significati in cui israele ha cercato di ostacolare l’arrivo di aiuti umanitari alla popolazione affatama, causando altri morti. Come ha detto Shaina Low, portavoce del Norwegian refugee council: “C’è una certa ironia nel fatto che gli Stati Uniti devono fare consegne dal cielo quando le persone che impediscono l’arrivo degli aiuti sono i suoi più stretti alleati”, mentre un’altra dichiarazione sottilinea l’assudità della situazione: “Non ha senso che l’aiuto umanitario sia coordinato con chi ha pubblicamente annunciato di voler far morire di fame i palestinesi di Gaza. E in fin dei conti i palestinesi non vogliono vivere di aiuti. Vogliono, necessitano e meritano la libertà”. Intanto 12 persone sono morte tra le onde lungo le coste della Striscia: tentavano di recupare dei pacchi di aiuti che erano stati paracadutati in mare.

Di seguito l’aggiornamento con Michele Giorgio, corrispondente per Il Manifesto:

 

 

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