Cogliere l’occasione. Sul blocco di una deportazione a Malpensa

Scritto dasu 25 Marzo 2024

Attualmente lo Stato italiano utilizza una geometria di governo variabile nei confronti della popolazione migrante. Apertura strumentale verso i cittadini ucraini, sanatoria tramite i “flussi” per le braccia messe a profitto dai padroni, guerra pervasiva contro tutti coloro che non hanno i giusti documenti in tasca, spinti per decreto verso condizioni di precarietà, sfruttamento, detenzione e deportabilità quotidiana. Nata nel 1998 con la legge Turco-Napolitano e per i primi dieci anni gestita dalla Croce Rossa, la macchina della detenzione amministrativa e delle espulsioni è uno dei dispositivi centrali di questo governo a geometrie variabili, con una crescente commistione tra pubblico e privato, tanto che ormai multinazionali come Serco, colosso britannico dell’industria detentiva, hanno il monopolio del settore.

Succede però, talvolta, che qualcuno si metta di traverso, così da incepparla questa macchina. Una frattura, una possibilità, si incunea così nel presente asfittico. Ce lo insegna chi, tutti i giorni, dentro alle prigioni, si ribella individualmente e collettivamente, lottando, bruciando la propria gabbia e a volte riuscendo a fuggire, agendo direttamente la propria tensione verso la libertà nonostante il cappio sempre più stretto del controllo e della repressione.

Altre occasioni si creano, fuori, quando qualcuno decide, con uno slancio di coraggio, di non arrendersi all’ineluttabilità della guerra. Così, spingendo un maniglione antipanico e facendo affidamento sulle proprie gambe, succede qualcosa di stra-ordinario: la rappresentazione del Moloch statale va in frantumi, la sicurezza del principale snodo aeroportuale italiano viene bucata, una deportazione viene bloccata.

Ne abbiamo parlato con i quattro compagni arrestati mercoledì, oggi ospiti in regia.

Ascolta la diretta:

 

 

 


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