Guerra e tecnica: l’umano gesto di rifiuto sotto attacco

Scritto dasu 10 Giugno 2024

Era il 1970 quando gli Stati Uniti lanciarono l’operazione Iglù bianco: un aereo della marina lanciò decine di migliaia di microfoni per cogliere i passi dei guerriglieri, rilevatori d’attività sismica per cogliere vibrazioni minime sul terreno, sensori olfattivi per cercare l’ammoniaca presente nell’urina umana. Dispositivi di raccolta dati direttamente legati ai bombardamenti a tappeto in una data porzione di terreno, con l’obiettivo di interrompere il sentiero di Ho Chi Minh dal Laos al Vietnam. I prodromi della guerra cibernetica.

Non pare inverosibile, come alcuni hanno sostenuto, che la ricerca tecnica abbia come obiettivo di lungo termine quello di espungere l’umano e la sua inaffidabilità dalla guerra. Negli anni Ottanta, quando si sperimentarono simulazioni di guerra tra due “automi”,  uno chiamato “Sam” e l’altro “Ivan”, senza alcun intervento decisionale umano, l’opzione dell’attacco atomico divenne una delle opzioni possibili per vincere la “partita”. L’automa avrebbe potuto anche dedurre di non poter più continuare il gioco, ma solo per il venir meno di opzioni logiche. L’arma cibernetica è dunque funzionale ad opporsi a qualsiasi cosa che interrompa il semplice raggiungimento dell’obiettivo. Viene così tarpata la possibilità di qualunque atto umano di diserzione e fraternizzazione sul fronte.

La radicale disumanizzazione della violenza, ormai assurta allo statuto di videogioco, e il potenziamento del continuum moderno tra pace capitalista e guerra guerreggiata, in particolare per quanto riguarda la sorveglianza atta a profilare individualmente un potenziale “nemico”, come nel caso di Palantir – azienda che collabora con eserciti e polizie ed al contempo gestisce i dati dei pazienti del Policlinico Gemelli di Roma – ci sembrano essere due elementi di trasformazione specifici relativi all’integrazione di IA e automazione nel campo delle dottrine militari, che per il resto si muovo all’interno dell’ormai noto paradigma del cd. “Network Centric Warfare” (guerra basata sulle reti).

L’automazione risponde al sogno del controllo totale proprio della modernità capitalista: dalla fabbrica algoritmica ai droni da combattimento, l’umano gesto è sotto attacco e va difeso per la possibilità che conserva di disertare la guerra totale.

Partendo da un inquadramento storico, con un compagno dell’underscore_to hacklab proviamo a rilevare le specificità dell’automazione in ambito bellico, affrontando l’ordine del discorso della controparte:

 


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