Freekpride – sabato 12 ottobre

Scritto dasu 2 Ottobre 2024

Sabato 12 ottobre ci sarà la Freekpride, pride antagonista e anticapitalista di Torino

partenza alle h 14, via Bologna 32 (davanti alla Lavazza)

Pubblichiamo di seguito l’intervista allu compagnu di Freekpride e il manifesto politico:

“Ci aggiriamo per il mondo, non siamo spettri, siamo freaks, siamo le persone emarginate a cui gli stati, decrepite istituzioni, hanno da sempre dato la caccia.
In un mondo dove il sistema che ci divide si autoalimenta con un individualismo illusorio e indotto, noi scendiamo per le strade per rivendicare la nostra comunità e per ricordarvi quanto poco distanti siamo da voi.
Vogliamo essere luogo di libertà per l3 nostr3 compagn3, abbandonando la performatività che da sempre ci ha perseguitato nella nostra società e in luoghi che si definivano “compagni”. Desideriamo rinunciare alla performatività che vive anche tra noi, perché non vogliamo uno standard persino sull’ essere froci3, come se esistesse un certificato ufficiale con dei canoni da rispettare. Critichiamo i media che, al totale servizio della creazione illusoria capitalista, creano ed esigono performatività per inquadrarci in una falsa appartenenza: desiderano solo inebriarsi di un dolore queer che non è mai stato nostro, un dolore che si sono cuciti a propria misura cis-etero normata, che descrivono come nostro carattere intrinseco, ma che è piuttosto frutto di una società violenta e che rigettiamo.
Ci poniamo lo scopo di fare resistenza contro il sistema vigente: capitalista, patriarcale, colonialista che utilizza armi come sessismo, razzismo, abilismo, classismo, sorveglianza e illusione di sicurezza (come ci ricorda il nuovo DDL 1660) per mantenere il controllo sulle persone.
Rifiutiamo d’essere ciò che ci viene imposto. Siamo ribell3 verso le aspettative esterne che ci vogliono edulcorat3. Ci opponiamo contro la violenza di ogni giorno e mostriamo una smorfia di derisione verso chiunque si senta salvo nelle regole dello status quo, per il loro decoro e la loro eteromononormatività. Crediamo nel consenso e nel rispetto delle specificità.
Offriamo pratiche di condivisione, promiscu3 nelle nostre cure. Vogliamo esserci nelle decostruzioni scomode, ma mai scomode quanto doversi costringere all’omologazione.
Ci stringiamo al fianco del popolo palestinese, condannando a gran voce l’occupazione militare e il genocidio perpetuato dall’entità sionista con il sostegno dell’occidente, delle grandi potenze mondiali, tra cui lo stato italiano e la sua propaganda sionista. Condanniamo ogni tentativo di rainbow-washing sui corpi delle persone queer, il #loveislove usato da sempre come arma da Israele per edulcorare le morti, i bombardamenti e la pulizia etnica.
Siamo a fianco dell* nostr* compagn* queer palestinesu.
Condanniamo la mercificazione dei Pride, ridotti a passerelle per le multinazionali e accordi con le stesse istituzioni con le mani sporche di sangue. “No pride in genocide” non è solo uno slogan! Rivendichiamo la natura antiessenzialista, anticapitalista, antiautoritaria del pride come rivolta per le persone queer contro lo status quo ciseteronormativo.
Condanniamo l’omolesbobitransfobia e la misoginia in tutte le sue forme e crediamo nella difesa collettiva e nelle reti di cura, opponendoci alle schifose retoriche della sicurezza che vedono nella violenza una matrice individuale e mai culturale. Non
siamo frocie da salvare: “mi proteggono le ame e non la polizia” non è solo uno slogan, a prescindere che la polizia abbia i manganelli neri o arcobaleno con i glitter.
Riconosciamo e ci opponiamo con rabbia alla violenza medica e psichiatrica a cui siamo sottopost* giornalmente in quanto corpi e menti non conformi. Rifiutiamo la patologizzazione delle nostre esperienze trans* e la burocrazia a cui medici, psicologi, psichiatri e giudici cis ci sottopongono scavalcando la nostra autodeterminazione. Riconosciamo il ruolo della psichiatria come controllo dei corpi meno produttivi e indesiderati, come l* detenut* nelle carceri e nei CPR/CIE, o come chi non ha una mente adattabile ai ritmi violenti del capitalismo. Riconosciamo la dimensione collettiva della salute mentale.
Riconoscere l’abbondanza che le nostre esistenze e quelle dell3 nostr3 compagn3 offrono va in totale contrapposizione alla narrazione di scarsità a cui siamo abiatuat3, che ci è stata insegnata, perché, senza quella, un sistema capitalista non può sopravvivere. In uno stato dove nulla è realmente pubblico, dove tutto subisce in qualche misura una forma di privatizzazione, accessibile solo a poch3 privilegiat3, noi vogliamo offrire le nostre esistenze gratuitamente, orizzontalmente e radicalmente.
Individualmente non saremo mai migliori di voi, ma insieme abbiamo la certezza che lo saremo sempre. Insieme possiamo lottare, insieme possiamo resistere.
Resistere per e con l3 nostr3 corp3 umane e non umane animali contro multinazionali che creano catene di sfruttamento e profitto per guadagnare sui nostri corpi e il loro prodotto, rifiutando di prendersi la responsabilità di un consumo non etico e non sostenibile. Vogliamo lottare per la possibilità e diritto all’ esistenza. Vale a dire diritto a non ricevere costantemente la malata pretesa di gratitudine verso quel sistema che è causa degli scompensi, anche cibari, che nella sua propaganda coloniale e liberista rende un privilegio appoggiarsi alle fonti di sostentamento locali.
Rifiutiamo chi considera il consumo di carne come indispensabile e necessario al mantenimento di una finta tradizione, quella nata da un’ingordigia economica indotta da una ripresa post bellica che ora ci spinge all’estremo consumo, privo di pensiero critico; consumo di cui oramai siamo dipendenti.
Chi dice che “le lamentele sono inutili, tutto sommato vivere ‘qui’ non è così male, le alternative ci sono se si volesse effettivamente cercarle” è ridicolo e ingenuo. Rifiuta di vedere come sia nocivo continuare a contribuire a questo sistema marcio, nocivo non solo per le corporeità sfruttate e fagocitate, ma anche per l’ambiente stesso in cui viviamo che ne paga il prezzo maggiore e che ci si ritorcerà contro. Le alternative di vita, di cura, alimentazione per una non-omologazione, non esistono se non per i pochi che possono godere di privilegio.
Finché tutt3 non avranno tutto senza dover dar nulla in cambio non si vivrà mai un’esistenza veramente libera.
A chi pensa di poterci opprimere con violenza e brutalità, non si illuda, vediamo il malato meccanismo che vi guida, che vi offre controllo nell’illusione di essere veri, di avere una voce: machi fasulli, solamente omuncoli impauriti. Agitatevi quanto volete, saremo come erbacce che mai potrete sradicare. Come in tutti i luoghi, anche in voi cresceremo.
Non siamo vittime, non più di altrɜ. Le difficoltà incontrate nella vita di tutti i giorni saranno un problema per tuttɜ, indipendentemente dalla loro identità.
Decidiamo di scendere in strada per tutt3, che lo si voglia accettare o meno, marciamo sulle piazze rivendicando l’importanza del dissenso, della lotta.
Resistenza frocia per sempre vivrà finché anche solo un3 vivrà.
Siamo qui per essere visibili, per mostrarci come atto rivoluzionario, in aperta opposizione ai valori fondanti del capitalismo: lo sfruttamento, l’utilitarismo e la violenza. Rifiutiamo gli spazi del potere, perché una comunità si crea nelle piazze, nelle case e nell’interazione tra pari, non in camere e partiti che si fingono rappresentativi dei nostri interessi. Cerchiamo il dialogo diretto delle comunità, l’autogestione e l’autoformazione, dove l’alternativa capitalista è un’educazione sempre più improntata sulla creazione di lavoratori-droni e guide di partiti neoliberali sempre più vicini al fascismo. Questo spazio, questo corteo, e le nostre azioni quotidiane, vogliono creare un luogo protetto in cui costruire un presente e un futuro fuori dalle logiche del profitto.
Siamo Freak perché siamo Queer,
Ma se essere queer significa tutelare chi è più fragile,
significa accettazione e non omologazione,
significa comunità e non individualismo,
significa cura e non lavoro,
significa cooperazione e non competizione,
significa pace e non genocidio,
significa autodeterminazione, dell3 individu3 e dei popoli,
allora saremo fier3 di essere l3 vostr3 mostr3,
siamo fier3 di essere Freek,
perché una società Queer è una società Libera.
Freek revolution is the solution!”

A seguire, festa post corteo:

 


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