Le favole dei costi del TAV
Scritto dainfosu 4 Novembre 2014
Le profezie sulla lievitazione esponenziale dei costi della Tav e sul sostanziale disinteresse della Francia in questo progetto, formulate dal movimento No Tav con continuità da vent’anni, continuano inesorabilmente a realizzarsi.
Balza agli occhi la cifra di 7,7 miliardi inserita nel contratto di programma quadriennale tra Ministero dei trasporti e Rfi. Si tratta di un documento periodico che elenca tutte le opere che Rfi realizza per conto dello Stato. Nell’ultimo documento quadriennale è stato indicato appunto il costo di 7,7 miliardi. Non sarà difficile per Lupi dimostrare che quella è la cifra complessiva ma è del tutto arbitrario ritenere che a quella siano da detrarre i 3,4 miliardi di contributo dell’Unione Europea che di fatto non si concretizzerà mai, per lo meno in queste proporzioni. Ma in ogni caso i conti non tornerebbero perché i rimanenti 4,3 miliardi sono molto superiori ai 2,9 sempre raccontati. Nelle ultime 48 ore il ministero ha contattato Rfi per conoscere il motivo dell’aumento. Rfi si è giustificata sostenendo che «l’inflazione del 3,5 per cento è quella media registrata negli ultimi dieci anni dall’indice Istat dei tronchi stradali in galleria», che convenzionalmente viene utilizzato in questi casi. Solo che la media degli ultimi dieci anni è costituita da due periodi distinti tanto che lo stesso indice nel periodo agosto 2013-agosto 2014 segnala una deflazione dello 0,4 per cento. Perché dunque Rfi non ha tenuto conto di quella variazione e ha fornito a ministero e Parlamento dati palesemente irreali? Certo, nessuno con un po’ di senno crede che si tratti di un semplice abbaglio.
A questo aspetto si aggiunge poi un secondo nodo da sciogliere, abbastanza significativo della posizione di forza francese: il valore di 95 milioni attribuito da Rfi alla sua partecipazione in Ltf. Ora che nascerà il nuovo soggetto promotore che dovrà bandire le gare d’appalto, Rfi dovrebbe uscire di scena. Ma per farlo pretende dallo Stato, che subentrerà, il pagamento di quei 95 milioni al posto dei 500 mila euro del valore originario della partecipazione di Rfi in Ltf. La strada che è stata studiata al ministero è quella di una cessione delle quote da parte di Rfi al di là del loro valore di carico.
Ne abbiamo parlato con Mario Cavargna, storco No Tav e presidente di Pro Natura