Il lavoro sessuale alla conquista di quale spazio?
Scritto dainfosu 10 Febbraio 2015
Da giorni molti quotidiani italiani trattano con estrema superficialità il tema della “prostituzione” a Roma, in particolare nel quartiere dell’Eur, dove il sindaco Marino vorrebbe creare una o più zone in cui il lavoro sessuale è tollerato. Sappiamo naturalmente che ciò che interessa agli amministratori della città – democratici e non – è spostare questo mercato poco “decoroso”, ma molto esteso, dalle zone residenziali. Le parole di Marino suonano ancora più ridicole e ipocrite quando parla delle condizioni di vita (e di lavoro) di chi offre prestazioni sessuali a pagamento. Allo stesso modo Chiesa e associazionismo vario appiattiscono la questione, tra lezioni di morale e consuete rappresentazioni della “donna prostituta” (poco si parla invece di sex workers transessuali) come vittima assoluta, passiva, della tratta e del racket.
Per andare oltre questi facili posizionamenti e per analizzare un po’ più nel dettaglio la proposta di “zoning” romana abbiamo cercato di guardare al fenomeno prendendo in considerazione alcuni aspetti che rimangono spesso inespressi sia sulla stampa scritta che in qualsiasi genere di dibattito.
Ascolta il contributo di Bia delle Cagne Sciolte di Roma
e di Valentina del collettivo Medea di Torino