Grecia. Tsipras batte cassa

Scritto dasu 7 Luglio 2015

Alexis Tsipras incassa il no al referendum, licenzia Varoufakis e riapre le trattative battendo cassa.

Con queste poche battute si potrebbe riassumere la giornata di ieri ad Atene.
Le dimissioni di Yanis Varoufakis, già da mesi commissariato da Alexis Tsipras, che gli ha preferito Euclid Tsakalotos, oggi nuovo ministro delle finanze, hanno chiarito uno scenario già annunciato nei giorni prima del referendum, che ha rinforzato l’attuale esecutivo, ma non ha certo decretato l’uscita dall’euro.
L’UE in questi mesi ha puntato ad indebolire l’attuale compagine governativa greca, sperando in un cambio della guardia con un governo più disponibile ad accettare le condizioni capestro della (ex) trojka, Tsipras ha fatto la mossa del cavallo per uscire dall’impasse, promuovendo un referendum, che ha rinforzato il suo esecutivo, divenuto simbolo dell’orgoglio nazionale. Ha poi messo intorno ad uno stesso tavolo tutte le forze politiche parlamentari, comprese quelle del fronte del si, tenendo fuori solo i nazisti di Xrisi Arghi – Alba Dorata, per avere un mandato ancora più largo al tavolo delle trattative.
Il tentativo dell’Europa a guida tedesca di disarcionare Syriza è fallito.
Mentre stiliamo queste note è ai blocchi di partenza la riunione dell’Eurogruppo.
Qualunque sia l’esito, sempre che non vi sia l’ennesimo rinvio di una decisione definitiva, occorre rilevare come la logica ragioniera che ha sinora caratterizzato le scelte politiche del cancelliere tedesco Angela Merkel, cominci a mostrare la corda.

Sul piatto non c’è solo l’uscita della Grecia dall’euro, il default del paese o altre lacrime e sangue per chi ci vive. La collocazione internazionale della Grecia, le esplicite avance di Vladimir Putin, le pressioni di Obama per un accordo che impedisca la GrExit sono due dei tasselli che mostrano che il mosaico bizantino è ancora incompleto, ben lungi dal mostrare tutta la complessità di una vicenda, che in prospettiva potrebbe far saltare il banco dell’Unione.
L’unificazione monetaria dell’Europa sta assumendo sempre più le caratteristiche di un’operazione coloniale, che ricorda da vicino il processo di integrazione forzata del meridione d’Italia dopo le guerre risorgimentali. In quel caso casa Savoia dovette imporsi con la forza dopo tre anni di guerra civile ferocissima. La guerra attuale è stata combattuta con altri mezzi, ma è stata comunque cruenta. Solo l’emergere di forme di mutuo appoggio, solidarietà e autogestione nel quartieri ha posto un freno al precipitare drammatico della situazione sociale in Grecia. Ma ha anche indicato una possibilità potenzialmente sovversiva, perché estranea alle regole del capitalismo.

Abbiamo altresì assistito al pericoloso riemergere del nazionalismo, che, come un fiume che emerge prepotentemente dalle cavità carsiche, scorre sempre più impetuoso in tanta parte dell’Europa.
Lo alimentano soprattutto formazioni neofasciste e populiste ma non manca di sostenitori anche a “sinistra” e prelude ad un riemergere prepotente di logiche di esclusione, le cui prime vittime sono immigrati e profughi.

Abbiamo cominciato a parlarne con Massimo Varengo, un compagno che conosce bene la Grecia e le dinamiche politiche e sociali che la attraversano.

Ascolta la diretta:

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