Libia. Aria di guerra
Scritto dainfosu 1 Marzo 2016
L’escalation bellica pare ormai inarrestabile. Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e… Italia sono pronte all’intervento in Libia. E’ un’operazione programmata da oltre un anno ed è all’ordine del giorno in ambito Nato e nella Conferenza dei paesi arabi. Lo shema era consolidato da tempo: prima le riconognizioni, poi i bombardamenti, infine un intervento via terra. Un secondo conflitto in Libia sembra sempre più probabile. In questo quadro geostrategico la Sicilia e la base di Sigonella, che ormai è una capitale mondiale degli aerei senza pilota, assumerà un ruolo determinante. Però non è una notizia nuova: già nella 2011, nella prima grande guerra scatenata contro la Libia di Gheddafi, da Sigonella partirono non soltanto i droni di intelligence Global Hawke che operano in questa base da una decina di anni, ma soprattutto i droni killer Predator e Reaper.
Nel 2013 fu presentato un rapporto al Parlamento da alcuni studi di ricerca che evidenziarono come un accordo bilaterale tra Italia e Stati Uniti per dislocare aerei killer stabilmente nella base di Sigonella era stato firmato nella primavera del 2013, quindi già da 3 anni questi sistemi operano dalla Sicilia e sappiamo di interventi sia in Nord Africa sia in Niger, in Mali o in Somalia.
I droni killer hanno una funzione strategica di first strike: servono ad annientare gli obiettivi militari (ma spesso colpiscono anche quelli civili) impedendo qualsiasi tipo di risposta. Nelle logiche di guerra, a partire dalla prima guerra del Golfo (ma anche nei Balcani, in Afganistan, in Iraq o in Libia) prima di un intervento di terra e di un’eventuale occupazione da parte delle forze armate, c’è bisogno di un intervento massiccio di bombardamenti che distruggano le infrastrutture.
Secondo il Corriere della Sera l’Italia è pronta a dislocare nell’area altre unità navali, oltre a quelle già presenti e a mettere in campo una forza di invasione di tremila soldati.
Ne abbiamo parlato con Antonio Mazzeo.
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