Tortura è essere ridotti a oggetto nelle mani di un altro
Scritto dainfosu 22 Luglio 2016
Cosa può legittimare l’utilizzo della tortura in una società che si ritiene civile? e da questa prima domanda discende quella che può trovare qualche elemento utile per proseguire nella analisi: qual è la definizione di tortura? su questo già problematico panorama, che vede la tortura manifestarsi quando il torturato viene privato della sua libertà. Quando uno è una cosa nelle mani di un altro: questa è la tortura.
Su questo si innesta anche la professione medica, che in sé – per il giuramento di Ippocrate – è votato a perseguire il bene del paziente affidato alle sue cure e quindi non si può immaginare una sua funzione all’opposto mirata a cercare di arrecare dolori e sofferenza.
Un medico spesso viene coinvolto in questioni relative alla sicurezza e cooptato in analisi autoptiche o servizi utilizzati dalla società non strettamente legate alla cura delle persone, e sono anche documentate presenze in sessioni di tortura di medici, sia attivamente coinvolti, per esempio fornendo informazioni sulle turbe psichiche o semplicemente intervenire quando la vittima fosse in pericolo di vita e questo già medicalizza la tortura, legittimandola.
Ma il vero argomento attorno a cui si dipana lo studio del professor Picozzi è il fatto che la tortura si ritorce contro la società che la perpetra, perché il carnefice getta se stesso e la sua comunità nell’abisso derivante dall’aver immaginato di potersi avvalere della tortura, riducendosi al ruolo che una volta era quello del tiranno. Difendendo il torturato, si difende se stessi.
Esiste un’etica per il tempo di guerra e una per il tempo di pace? un medico può esercitare con un occhio benevolo e poi assumere l’aspetto demoniaco del torturatore, continuando a essere un medico, anzi diventando un mero tecnico nelle mani di qualcuno che gli ordina delle azioni?
Invece un medico non solo può, ma deve rifiutarsi deontologicamente di partecipare a qualunque contesto di tortura, anzi: è passibile di radiazione dall’albo della professione nel caso metta a disposizione la scienza medica a sessioni di tortura.
Ecco quello che ci ha spiegato il professor Mario Picozzi, ordinario di etica clinica: