Trump e la sua “mission impossible”
Scritto dainfosu 9 Febbraio 2017
Torniamo ancora su una questione che ha per noi una doppia importanza strategica. Innanzitutto ci consente di misurarci ancora una volta sulla questione del populismo, che per noi non è una tecnica di raccolta del consenso tra le altre ma qualcosa che in maniera non chiara e con ricchezza di ambivalenze informa un’epoca. Quest’epoca è caratterizzata dal collasso simultaneo dei cosiddetti corpi intermedi, dalla crisi radicale del sistema informativo che da un lato non arriva a cogliere i mutamenti profondi intervenuti a vari livelli della società e dall’altro non può più essere (almeno non tout court) “opinione pubblica”, dal crollo verticale di fiducia nelle istituzioni (politiche in particolare). Così la politica vive una stagione di uomini soli al comando che si appellano direttamente al popolo e per contro quando il popolo si esprime in maniera diretta (referendum) non finisce di sorprendere vecchi e consolidati etasblishment.
Assistiamo quindi a una scia lunga di eventi che conducono dalla Brexit all’elezione di Trump, sino al sonoro NO italico.
Sull’elezione di Trump le analisi sono ricche e variegate. La scorsa settimana è uscito un lungo articolo di Piero Pagliani, quasi un saggio, che ha analizzato a fondo quali potrebbero essere gli scenari che ci attendono, ipotizzando che dietro a Trump (come progetto o come capacità di cogliere il momento) vi sia una visione strategica che resta comunque fuori tempo massimo o almeno di transizione verso un’altra fase che è poi solo un’altra fase della crisi sistemica che stiamo attraversando. Già perché è la crisi economica la cornice materiale riconosciuta da tutti (non sarebbe stato scontato anni addietro) come la cornice dentro la quale è indispensabile collocare gli eventi.
Ascolta il contributo che abbiamo registrato con Piero Pagliani, autore del lungo articolo “America anno zero: la presidenza modernariato”
Il secondo contributo arriva da Nicolò della redazione bolognese di InfoAut, che ha dato vita a un e-book scaricabarile gratuitamente in rete dal titolo già significativo “Gli USA di Trump: il crepuscolo della seconda globalizzazione?”