Editori sotto la tenda dei saloni del libro, perplessi
Scritto dainfosu 19 Maggio 2017
Il mondo dell’editoria, reduce dalla delusione di un mese fa a Rho, si è ritrovato nell’ubriacatura drogata dell’orgoglio del libro sabaudo con la sensazione che sia tutto molto precario, che i sintomi di discontinuità vadano cercati con il lanternino (e comunque legati alla contingenza) e quelli di continuità inquietanti.
Ma a cosa serve questa kermesse? è la vera domanda di cui si è sempre elusa la risposta in tutti i trent’anni di questa truffa ordita ai danni di sprovveduti che non entrerebbero mai in una libreria normalmente e che invece in questi 5 giorni pagano per stare in una baraonda sconclusionata, dove il libro è ancora più del solito una merce qualunque, confusa tra divise e ballerine, cialtroni e mistificatori.
“Indipendenti”, “piccoli” sono gli aggettivi più di tendenza in questa edizione snobbata dai Mondazzoli o dai Mauri Spagnol che controllano tre quarti di editoria italiana con metodi monopolistici sia nella produzione e ancora di più in distribuzione e promozione: quelli che controllano tutto e piazzano i loro prodotti più di tutti avevano voluto forzare la mano e dimostrare che potevano strozzare gli altri quando volevano: Motta oggi aveva il muso del pugile suonato, destinato a ricevere il benservito dai suoi mandanti per non essere riuscito a fare il killer, ma al di là di quella vacua soddisfazione, se il successo viziato di questa edizione dell’orgoglio sabaudo produrrà solo una continuità con il passato, si tornerà all’arroganza di prima: un ritorno all’ordine che renderà ancora più asfittico il panorama gestito dalle solite banche e lobbies torinesi e nazionali.
Invece si può sperare in iniziative come quella dei librai indipendenti, che tentano di affrancarsi realmente dal sistema… per quanto si notino tra questi degli infiltrati senza vergogna per le loro frequentazioni di decenni (un nome a caso, Rocco Pinto). Si potrà sperare in un’alleanza tra editori davvero indipendenti? mah, il carrozzone mediatico è ancora meno fantasioso dell’entusiasta Lagioia e ripete i suoi riti uguali: da Fahrenheit, la trasmissione di radiotre ormai paludata da 25 anni di Sinibaldi, che si trova a decidere chi possa raggiungere il pubblico che compra libri con metri oscuri di giudizio, fino ai servizi nazionalpopolari delle testate giornalistiche locali.
Di tutte queste tematiche legate al mondo dell’editoria, e qualche altra ancora, abbiamo parlato con Lorenzo, responsabile di una Compagnia editoriale torinese, in diretta dai brusii del non insonorizzato Lingotto, che riecheggiano reinterpretando in versione postindustriale le presse del genius loci.