Onde indopacifiche #04
Scritto dainfosu 16 Gennaio 2021
Moyu, come fare il meno possibile
Con Sabrina Moles abbiamo iniziato a ripercorrere le ultime notizie provenienti dall’Oriente asiatico cominciando un po’ scontatamente con la pandemia di SarsCoV2:
Preoccupante notizia iniziale sul nuovo focolaio vicino a Beijing, che è la zona più sotto controllo (anche non solo quando è pretestuoso per impedire all’Oms di accedere a segreti sepolti chissà in che laboratorio)… certo che ammettere ufficialmente che c’è già un primo morto della nuova diffusione fa paura al mondo. E così in lockdown sono sottoposti 23 milioni di cinesi. Infatti tutto è nascosto dal successo economico cinese nell’anno per gli altri horribilis 2020.
Ma la vera rivalsa di classe in corso contro il 996 è l’atteggiamento soprattutto giovanile rispetto al lavoro. Il “moyu” è venuto alla ribalta dopo che si sono verificati alcuni casi di morti da iperlavoro nel settore dell’e-commerce (il Karoshi vecchio di 3 decenni nella società giapponese) al quale i giovani cominciano a contrapporre un sano sciallo… evidentemente la penetrazione occidentale sta scalfendo la considerazione del benessere della comunità come unico traguardo da conseguire anche sacrificando l’individuo. D’altro canto il settore hi tech sta diventando molto potente… intrecci nel mondo del lavoro.
Intanto Pompeo ha rimosso i limiti autoimposti dagli Usa per intrattenere relazioni con Taiwan per proseguire la costellazione di mine nel mondo, per rendere impossibile il lavoro di Biden; ma anche in questo caso si creano arabeschi di intrecci sullo sfondo in questo caso delle ambizioni di Taipei (uscita brillantemente dalla pandemia, con un sapiente mix di tracciamento asiatico e minima coercizione liberale) di entrare in quell’Oms da cui Trump è uscito.
Molti congressi sono in corso nell’area asiatica: Kim ammette il disastro economico della Corea del Nord (ma mostra missili fallici – benché di difesa), per quanto ci siano alcuni borghesi privati che aiutano l’economia; anche il Laos è sprofondato economicamente, nonostante l’appoggio della Cina; e infine le elezioni in Kirghizistan e in Kazakistan, segno della disillusione del popolo kazako che si è nuovamente consegnato a Nursultan (nuovo nome di Astana) Nazarbayev.
Torniamo al mondo del lavoro con la corte suprema indiana che ha bloccato la contestata riforma agricola di Modi e concludiamo la rubrica del 14 gennaio 2021