Cosa celano le pressioni di Rabat sulla UE
Scritto dainfosu 30 Maggio 2021
Rabat preme sulla UE per proseguire l’occupazione coloniale e lo fa usando anche le bombe umane da riversare come sale sulle ferite razziste della Comunità europea: contiene talmente tanti disperati alle porte delle enclave spagnole in terra africana, vestigia veterocoloniale, che può riversarli come massa critica quando gli serve per rivendicare sovranità su un territorio occupato da quasi 50 anni con una formula neocoloniale e per procura dell’industria francese che ha bisogno di fosfati. Manifestazioni di confini selettivi, più che porosi, che lasciano filtrare solo unilateralmente.
Ma l’uso di queste forme di ricatto, tenere sotto scacco attraverso il controllo di un elemento considerato invasivo dal mondo opulento, da cosa è dettato in realtà? non può trattarsi solo della presenza del presidente della repubblica araba saharawi democratica (Rasd), gravemente malato, a scatenare una tale furia. In realtà le cause sono nella crisi economica che attraverso tutto il Maghreb: sia l’Algeria – da sempre rivale del Marocco – alle prese con le rivolte dell’Hirak, e la diplomazia algerina era il principale sostegno per gli esuli saharawi in territorio algerina; sia la Tunisia, che dopo 10 anni dalla cacciata di Ben Ali vede acuite le disparità tra classi sociali; la Libia si dibatte ancora in una guerra per procura infinita con divisioni lancinanti; il Marocco è in forti difficoltà economiche, a causa del Covid, e le tensioni interne sono ai massimi dalla morte di Hassan II (2001), un periodo di forti repressioni, che per tradizione scaturiscono innanzitutto nel Rif – vera ispirazione per le rivolte dell’Hirak – e dall’incidente di Guergerat (https://www.spreaker.com/user/ogzero/2020-11-26-karim-saharawi02-stallo-escal) sempre più militanti sono incarcerati.
Le debolezze del Maghreb sono sullo sfondo del bisogno di controllo di territorio, sue risorse, porzioni di Zone esclusive di mare indispensabili per pose di cavi, gasdotti… industria ittica (le acque del Sahara occidentale sono tra le più pescose): la maggioranza delle potenze occidentali si è schierata a favore del colonialismo marocchino, tranne Spagna e Germania; piegando le resistenze soprattutto della prima Mohammed VI è certo di potersi annettere il territorio del popolo saharawi. Ma i legami tra Polisario e Spagna (e Cuba: a L’Havana si è formata l’intellighenzia saharawi) sono forti e questo appoggio è difficile da scardinare per la monarchia alawide, che oltre all’impatto dei migranti sulla frontiera di Ceuta può avvalersi di diritti di passaggio per i gasdotti algerini verso Almeria e infatti il Marocco ha già anticipato che non rinnoverà i diritti del gasdotto “Maghreb-Europa” in scadenza, che è vitale per Madrid.
Karim Metref conosce molto bene l’area del Maghreb occidentale e con lui possiamo azzardare un’analisi delle reazioni e delle conseguenze derivanti dalla nuova spallata delle potenze occidentali a favore del Marocco nel contenzioso coloniale del Sahara occidentale, ma soprattutto cercare di individuare quali sono gli autentici motivi e processi riconducibili a costruzioni di gasdotti e sfruttamento di fosfati.
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