Il voto per Marine Le Pen nelle ex colonie francesi è specchio del sentimento anti Macron.

Scritto dasu 29 Aprile 2022

Commentiamo il voto del secondo turno alle elezioni presidenziali francesi che ha visto nei Dipartimenti d”Oltre Mare un forte consenso nei confronti di Marine Le Pen con Lorenz Gonschor, ricercatore in Scienze Politiche e docente presso l’Università Francese della Polinesia a Tahiti.

La prima questione che salta agli occhi è il risultato diametralmente opposto rispetto alla Francia metropolitana che ha privilegiato la logica del voto utile per Macron per opporsi all’avanzata di Le Pen.

Innanzitutto, per trovare una spiegazione occorre considerare la partecipazione della popolazione dei Dipartimenti Oltre Mare che non ha raggiunto nemmeno il 50%, da leggersi come un boicottaggio delle elezioni da parte di tutti coloro che non erano d’accordo né con Macron né con Le pen, ossia la maggioranza della popolazione. Inoltre, al primo turno in tutti i DOM era Mélanchon ad essere in testa. La grande differenza con la Francia dunque, si riassume nel non aver seguito la logica del voto utile perché la popolazione delle isole è veramente stufa della politica coloniale di Macron. In Francia infatti, Macron è considerato come un liberale centrista che dà particolare priorità all’economia mentre, per le popolazioni che abitano le isole, rappresenta il volto del colonialismo oltre ad aver deluso le dichiarazioni fatte alla sua prima elezione , quando aveva definito “il colonialismo come un crimine contro l’umanità”, tradendole alla prima occasione rendendosi promotore di politiche razziste e violente.

Un altro elemento da considerare è da un lato, l’immagine di Marine Le Pen, in qualche modo ripulita e resa più accettabile sin dalla decisione di cambiare il nome del partito di suo padre da Front a Rassemblement, termine decisamente più coinvolgente e meno violento e, dall’altro, il discorso politico che ha costruito negli ultimi anni. Infatti, Marine Le Pen non è stata fautrice di un discorso espressamente contro i neri ma piuttosto, di un discorso anti musulmani e arabi, questa variabile ha influito molto sulla sua possibilità di costruirsi un ruolo non direttamente razzista tout-court, soprattutto grazie al fatto che nei DOM la popolazione è per la maggior parte nera e stabilita in quei territori da lunga data.

Se negli anni fu Jean-Marie Le Pen a rappresentare il volto più feroce e razzista della politica francese, attingendo a un immaginario coloniale e di schiavitù, Marine Le Pen oggi ha abbandonato questo discorso, sorpassata a destra da Eric Zemmour, altro elemento che ne ha agevolato il consenso.

È importante, indipendentemente dalle ragioni che hanno permesso a Marine Le Pen di ottenere questo risultato, sottolineare l’astensionismo che ha caratterizzato trasversalmente i DOM, elemento che dà la cifra di una disillusione totale nei confronti della rappresentanza, del cinismo che stravolge il paradigma della destra e della sinistra e che rappresenta un ragionamento che va oltre la logica del voto utile, guidato dall’intento di non dover scendere a compromessi profondi che non rappresenterebbero il sentimento antiMacron che si è sostanziato negli anni.

 

 

 


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