Chiapas tra pratiche di autonomia e guerra di frammentazione, un contributo dal Nodo Solidale
Scritto dainfosu 13 Marzo 2024
Pubblichiamo qui una preziosa intervista al collettivo Nodo Solidale, una realtà nata ormai nel 2007 e aderente alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, che si occupa di solidarietà, autonomia, complicità internazionalista ed informazione tra il Messico e l’Italia, ed in particolare tra il Chiapas e le lotte che attraversano il territorio italiano (e non solo).
Con questa intervista, registrata a San Cristóbal de Las Casas in Chiapas, vorremmo provare a dare qualche informazione direttamente dai quei territori su ciò che sta avvenendo nel sud del Messico, alla luce di una guerra “liquida” e diffusa, che sta colpendo le comunità indigene organizzate e resistenti, e di un aumento della violenza e del controllo del territorio da parte del narcotraffico.
Partiamo dalle azioni sul locale del Nodo Solidale, con progetti solidali e pratiche di autonomia nel quartiere periferico di Cuxtitali a San Cristóbal de Las Casas, per poi allargare lo sguardo alla situazione in Chiapas e alla recente riorganizzazione delle comunità zapatiste che hanno appena festeggiato i 30 anni dal “levantiamento” in armi nel Gennaio 1994. Riorganizzazione che è anche legata alla spirale di violenza e al conflitto in corso, definito come “una guerra di frammentazione territoriale”, costituita da ripetuti attacchi e violenze armate da parte di paramilitari, gruppi narcotrafficanti e altri gruppi spesso civili difficili da identificare ma legati ai cartelli criminali, contro le comunità indigene resistenti zapatiste e non. Gli interessi sono tanti: controllo del territorio, gestione dei flussi di droga, profitto sul traffico e gestione dei migranti (la nuova frontiera sud tra Messico e Guatemala), ed interessi politici locali e nazionali. Una miriade di attori armati con un’alto potere sia economico che militare, che lavora per interessi diretti dei gruppi criminali, preparando la strada all’azione del governo centrale (al momento di centro-sinistra) per distruggere politicamente ed economicamente le esperienze di resistenza autonoma indigena e rurale. Una alleanza torbida ma allo stesso modo stretta tra stato e narcotraffico. Una guerra non solo contro gli attivisti e gli indigeni, ma contro la popolazione locale ritenuta non funzionale al progetto di restrutturazione del tessuto rurale e civile del sud del Messico.
L’unica forma per sopravvivere quindi è una resistenza integrale ed autonoma, che può essere sia armata e militare a scopo difensivo, come quella zapatista o di altre realtà comunitarie, o in termini di autorganizzazione e partecipazione attiva alla vita collettiva di quartieri urbani e comunità rurali che non permetta al narco e/o allo stato di entrare nel tessuto sociale ed economiche delle comunità.
Sperando che tale contributo possa essere di interesse, riflessione e stimolo, anche nel riallacciare legami di solidarietà attiva internazionalista, alleghiamo anche i contatti del Nodo Solidale per rimanere aggiornati sui progetti di autonomia e resistenza in Chiapas, ed alcuni approfondimenti. Buon ascolto, ai microfoni (in differita ed in trasferta) di Radio Blackout:
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