Sabotare la guerra: il 18 maggio a Lecco corteo contro la Fiocchi Munizioni
Scritto dainfosu 13 Maggio 2024
Facciamo nostre queste parole, per esplicare che cosa intendiamo per guerra.
“Noi non siamo disposti ad ammettere che lo “stato di guerra” ufficialmente dichiarato dal potere statale sia indispensabile per individuare, denunciare ed attaccare una “situazione reale di guerra”. Lo Stato è strumento di sfruttamento e di morte, quindi è strumento di guerra. Dire Stato, significa dire guerra. Per convincersi di ciò, e per superare l’obiezione di chi ci accusa di facile massimalismo, basta pensare al fatto, ovvio, che non saranno il numero di morti, la specificità dei mezzi usati, il terreno dello scontro, lo scopo che i belligeranti si prefiggono, a determinare una differenza tra lo “stato di guerra” e lo “stato di pace”. Uccidere sistematicamente una decina di lavoratori al giorno sul posto di lavoro è fenomeno di guerra che soltanto dal punto di vista del numero differisce (per quanto ci riguarda) dai morti che a migliaia si rinvengono sul campo di battaglia. Sotto questo profilo non esiste possibilità di individuare una “situazione reale di pace” sotto il regime del capitale, ma soltanto un fittizio “stato di pace” che equivale, in pratica, ad una “situazione reale di guerra”“.
A Casteldaccia, in provincia di Palermo, cinque operai sono morti a causa delle esalazioni tossiche all’interno dei cunicoli di sollevamento delle acque reflue, nella stessa giornata un operaio è morto in provincia di Treviso schiacciato da un camion. O ancora il crollo del cantiere Esselunga di Firenze, dove sono stati uccisi 5 operai, l’esplosione della centrale idroelettrica di Bargi sull’appennino bolognese: a queste latitudini la strage capitalista miete in media tre lavoratori al giorno. E’ chiaro che industriarsi per la morte è l’arte dello Stato moderno, per cui la guerra è un’attività che non caratterizza un periodo transitorio e circoscritto della sua esistenza. La specificità contemporanea è forse l’esplicitazione sfacciata di questa essenza.
Se industria è guerra, lo è tanto sul fronte interno quanto su quello della guerra guerreggiata.
A Lecco è stato chiamato per questo sabato 18 maggio un corteo contro la Fiocchi Munizioni, azienda multinazionale produttrice di proiettili di vario calibro, produttrice di una città-mondo fatta per la guerra, dalla scuola, alla casa, alla fabbrica e nel contempo polverificio per il conflitto in Ucraina, per il genocidio perpetrato dallo Stato israeliano contro i palestinesi e non solo. La piccola provincia di Lecco lo scorso anno ha esportato verso tutto il mondo oltre 130 milioni di euro in armi e munizioni, con un aumento di quasi il 50% negli ultimi due anni.
Disarmiamo la Fiocchi Munizioni. Il concentramento per il corteo del 18 maggio, è alle ore 14:00 in piazza Garibaldi, a Lecco.
La guerra comincia qui, è da qui che possiamo incepparla.
Ne parliamo con due compagni dell’Assemblea permanente contro le guerre di Lecco.