Occupate le università: anche a Torino tende piantate contro la guerra

Scritto dasu 13 Maggio 2024

Le università in tutto il mondo si riempiono di tende contro la guerra e il genocidio perpetrato dallo Stato d’Israele contro i palestinesi e anche a Torino è iniziata oggi l’acampada a Palazzo Nuovo (Università di Torino), al Dipartimento di Fisica e al Politecnico. L’intenzione è di bloccare le lezioni ad oltranza.

La protesta studentesca in Italia fin’ora si è collocata in larga parte su un piano dialettico rispetto all’istituzione universitaria, un piano di riconoscimento. Giovedì si è tenuto a Torino un incontro sul nesso università-guerra con studenti da Venezia, Trento e Torino nato proprio dal desiderio di incrinare l’immagine di una università “riformabile”, e della dicotomia tra una università e ricerca civile cd. “buona” contrapposta a una sua supposta degenerazione in ambito bellico, ciò che il concetto di “uso duale”, anche in ambito critico, contribuisce a fomentare.

Da un lato la scienza non costituisce un valore assoluto e sotto la patina della scientificità si nasconde spesso un terrorismo culturale diretto ad imporre scelte di dominio e progetti di sfruttamento. Il pensiero corre all’epoca pandemica, in cui il campo di contesa della scienza e della verità è emerso in tutta la sua forza con l’affermarsi del paradigma epistemico del “complottismo” utilizzato per screditare ogni opposizione all’esistente, ogni dubbio, ogni comportamento deviante come frutto di una teoria delirante che infetta gli esseri umani più ignoranti. In secondo luogo, a proposito di ricerca buona/cattiva, civile/militare, chiunque voglia opporsi all’esistente non può ignorare che i dispositivi militari dipendono in misura sempre maggiore da sperimentazioni civili. Infine, la dicotomia alla base del dual use è smentita dalle relazioni inestricabili che distinguono la classe sociale accademica-industriale-governativa, tanto che è di fatto impossibile distinguere il confine tra Università e mondo della difesa e dell’industria. Costruendo insieme progetti, occupando gli stessi laboratori, avendo accesso agli stessi archivi di dati, Leonardo, l’Università e il Politecnico possono incrementare la rispettiva capacità di azione. E’ una classe sociale che condivide le medesime infrastrutture e cresce in una “sinergia” continua, attraverso relazioni culturali-sociali-economiche.

Va ricollocata come ordinaria e non eccezionale la repressione che sta colpendo i movimenti di dissenso studenteschi, una repressione che arriva a perseguire a geometrie variabili ormai chiunque. Proprio oggi 13 maggio si riunisce il Comitato per l’ordine e la sicurezza con i rettori e le rettrici, come richiesto dalla ministra per l’Università Anna Maria Bernini al ministro dell’interno Matteo Piantedosi con l’obiettivo di sedare le proteste, del cui dilagare lorsignori hanno evidente paura. Come in altre occasioni la “tolleranza zero” avveniva contro chi si sottraeva alla mobilitazione per la “guerra alla malattia” del Covid-19, oggi i nemici interni sono ovunque si palesi la minaccia di inceppare la mobilitazione totale, a cui tutti dobbiamo garantire costantemente la nostra disponibilità, pena diventare eccedenti o terroristi.

A Torino le tende sono appena state piantate, ci sono state le prime assemblee e un corteo che si è mosso da Palazzo Nuovo fino al Campus Einaudi.  Seguiranno aggiornamenti continui. L’invito per tutti e tutte è di passare alle acampadas, perchè la protesta si allarghi ben oltre le mura dell’Università.

Un primo commento questa mattina con una compagna di Progetto Palestina:

 


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