Massacri e linee rosse: Israele continua lo sporco lavoro

Scritto dasu 30 Ottobre 2024

La vantata decapitazione di Hamas e di pezzi importanti della gerarchia politica di Hezbollah non sembra porre fine alle capacità distruttive dello Stato di Israele contro i suoi nemici (effettivi o presunti che siano). Quanti pensavano di veder finalmente sopraggiungere la fine del conflitto (o perlomeno una tregua di una qualche consistenza) dopo l’eliminazione del capo politico-militare di Hamas,  Yahya Sinwar, dovranno infine ricredersi. In una Striscia di Gaza in cui poco sembra ancora rimanere in piedi, Tsahal trova ancora obiettivi “militari” in palazzine di cinque piani a Beit Laiha, dove trovavano fino all’altro ieri riparo dall’addiaccio e (speravano) dalla guerra un centinaio di persone, tra cui decine di bambini. Ennesimo episodio di un genocidio ancora in corso e di cui non si vede la fine, raddoppiato dall’apertura ormai stabile del fronte nord contro la popolazione civile libanese, anch’essa copiosamente colpita dai bombardamenti nella giornata di ieri.

Il tentativo di una seconda Nakhba sembra essere confermato anche dall’attacco politico-istituzionale, domani materiale (e forse, presto, anche militare?) contro l’agenzia dell’Onu (UNRWA) che fin dalla fondazione dello Stato di Israele si occupa dei profughi palestinesi fuori dei confini dello stato sionista e nei territori occupati. Un’agenzia che dà anche lavoro a migliaia di palestinesi oltre che a provvedere, tra le altre cose, all’istruzione di centinaia di migliaia di bambini e bambine figli/e dell’occupazione e della diaspora, nei campi del Libano e della Giordania (oltre che della Striscia di Gaza). Un obiettivo tutto politico, visto che l’Unrwa continua a considerare un punto del proprio programma il diritto al ritorno dei profughi.

Su questo quotidiano massacro senza fine e le tendenze in atto, abbiamo commentato con il giornalista Michele Giorgio, in diretta dalla Palestina

 

 

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