Non c’è mai tregua alla violenza in Messico
Scritto dainfosu 15 Maggio 2025
Negli ultimi giorni di Aprile 2025, il Messico è stato attraversato da un’ondata di violenza generalizzata e coordinata che ha colpito duramente vari stati del paese, tra cui Michoacán, Jalisco, Guanajuato, Guerrero e Chiapas. Questi eventi non rappresentano episodi isolati di criminalità o scontri tra “narcos”, come spesso sostenuto dalle autorità, ma piuttosto un attacco sistematico a diversi settori della società, compresi comunità indigene, difensori dei diritti umani, attivisti ambientali e forme di autonomia territoriale.
Il 23 aprile, il cartello Jalisco Nueva Generación ha incendiato decine di veicoli e bloccato arterie stradali tra Michoacán, Jalisco, Guanajuato. In Jalisco, è stata assassinata María del Carmen Morales — madre di un desaparecido e madre “buscadora” — e in Guerrero l’ambientalista Marco Antonio Suastegui Muñoz, noto per il suo ruolo nelle lotte per la difesa dell’acqua e della terra.
In Chiapas, due indigeni tzotzil, con legami con l’EZLN, sono stati arrestati e detenuti illegalmente per più di 55 ore, segno evidente di una repressione crescente verso chi porta avanti esperienze di autonomia e resistenza. Questi fatti indicano una strategia mirata al controllo territoriale e alla neutralizzazione delle lotte sociali, in un contesto in cui il narcotraffico, interessi economici e settori dello Stato sembrano intrecciarsi.
Il giornalista freelance Andrea Cegna, ai nostri microfoni, sottolinea come tutto ciò avvenga in un clima di complicità o indifferenza istituzionale. Le autorità federali spesso non intervengono o minimizzano. L’assenza di narrazioni ufficiali e la criminalizzazione delle vittime rafforzano quella si può definire “una strategia del silenzio”: un meccanismo attraverso cui lo Stato evita di riconoscere le vere motivazioni politiche ed economiche di queste violenze.
Nel silenzio delle istituzioni, ciò che emerge è un attacco diretto alle forme di vita comunitaria e di resistenza territoriale. Questo rende il contesto messicano particolarmente pericoloso per chi difende la terra, l’autonomia e la giustizia sociale. Una normalizzazione dell’orrore, che si cerca di rompere con le voci di chi cerca di resistere.
Ascolta questo podcast ed intervista, ai microfoni di Radio Blackout: