Gli scimpanzè e l’evoluzione umana: come descostruire il razzismo e l’antropocentrismo

Sul filo conduttore della puntata precedente (https://radioblackout.org/podcast/darwinismo-sociale-e-mutuo-appoggio-uno-sguardo-politico-etologico-ed-evolutivo/), in cui abbiamo analizzato come il comportamento cooperativo negli esseri umani e negli altri animali possa essere influenzato da motivi biologici ed evolutivi, in questa occasione ci siamo dedicati ad approfondire le straordinarie somiglianze che accomunano la specie Sapiens con le scimmie antropomorfe. https://images.wired.it/wp-content/uploads/2017/06/27134535/1498556735_GettyImages-52695441.jpgSe la visione antropocentrica di una superiorità evolutiva umana era già stata screditata nella puntata precedente dalle scoperte archeologiche e paleoantropologiche del nostro passato più lontano, l’incontro e lo studio dei comportamenti e delle capacità tecnologiche e mentali possedute da animali come gli scimpanzé apporta un ulteriore tassello fondamentale alla critica all’antropocentrismo. Da sempre, l’esistenza di queste scimmie così simili a noi ha messo in difficoltà la giurisdizione sui diritti degli animali e per certi versi anche la scienza: quando quest’ultima, nel corso dei secoli, ha tentato di dimostrare che l’intelligenza umana (con le sue varie definizioni a seconda del momento storico) fosse capace di attività non replicabili dagli altri esseri viventi, è stata più volte smentita dalle grandissime capacità di astrazione, linguaggio, costruzione di tecnologie, e così via, che le scimmie antropomorfe presentano.

Inutile dire che una ricerca scientifica che invece di studiare la realtà dei fenomeni, cerca già in partenza di giustificare un’ideologia politica, non può che essere discutibile e non imparziale.

Non solo l’antropocentrismo, ma anche il razzismo è decostruibile attraverso l’analisi profonda della nostra storia evolutiva, perché la condizione sociale (o di progresso, che dir si voglia) di alcune popolazioni rispetto ad altre non è una verità biologica dovuta a differenze di fantomatiche “razze”, ma uno dei tanti risultati di mutazioni del tutto casuali della geografia, del clima, delle migrazioni e dei rapporti con gli altri animali che si sono verificati duranti milioni di anni di evoluzione umana.

I riferimenti citati provengono dai libri “Homo Sapiens ed altre catastrofi” di Telmo Pievani e “Crimini in tempo di pace” di Massimo Filippi e Filippo Trasatti.




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