Grandi Opere ed Estrattivismo – Voci Dall’Antropocene #3 – 18/11/19 –

A Venezia è di nuovo “acqua granda” e la prospettiva del riscaldamento globale, che vuol dire anche innalzamento dei mari e loro contestuale surriscaldamento, non può che preoccupare sempre di più veneziani e non. Il Mose, monumento alla megalomania, allo spreco, all’appropriazione privata di risorse pubbliche, non ha mai funzionato ma probabilmente, anche a pieno regime rischierebbe di incidere poco in situazioni troppo estreme. Intanto la Bolivia si palesa come sanguinoso terreno di scontro tra una destra revanscista e apertamente razzista e le istanze indigene e contadine, che Evo Morales ha incarnato, nel bene o nel male, per tre mandati ma che da tempo ha difficoltà a tenere insieme, tanto che anche tra i suoi tradizionali sostenitori si è finito col chiederne le dimissioni anticipando il diktat dei militari. L’impossibilità per Morales e Linera di portare avanti un ambizioso piano di riforme sociali senza piegarsi alla ragione estrattivista ha sicuramente pesato.

Cosa accomuna il tema dell’estrattivismo e il tema delle grandi opere? Entrambi riflettono la natura eminentemente predatoria del capitale. In entrambi casi il paesaggio appare come uno sfondo, uno spazio liscio, la natura come risorsa gratuita o a buon mercato cui attingere senza remore, le popolazioni… solo un ostacolo e nemmeno più una risorsa da mettere al lavoro. Certo la Valle del Cauca non è la Valsusa e La Paz non è Venezia eppure il tardo capitalismo sembra posseduto da una logica puramente e

strattiva che spesso si sostanzia in complicati algoritmi finanziari e che, a seconda dei contesti e delle attività, si accompagna  alla brutalità di militari o paramilitari o si nasconde in tiranniche app create per flessibilizzare il lavoro nel massimo grado, di controllare i lavoratori e di metterli in concorrenza senza che nemmeno si incontrino. Come diceva Harvey “La lunga storia del capitalismo è incentrata su questo rapporto dinamico fra la continuità dell’accumulazione originaria da un lato, e le dinamiche dell’accumulazione attraverso il processo di riproduzione allargata descritte nel Capitale dall’altro”.

 




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