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Sabato 28 gennaio si svolgerà a Torino una manifestazione No Tav.
I No Tav si sono dati appuntamento alle 14,30 in piazza Carlo Felice, dove incontreranno i lavoratori dei Wagon Lits in lotta, poi con una sfilata comunicativa si sposteranno in piazza Castello con cartelloni e carriole piene di macerie, bossoli di lacrimogeno, alberi spezzati.
Le macerie saranno riconsegnate a chi le ha prodotte.

Di seguito l’appello per la manifestazione del Movimento No Tav:
“No Tav, una garanzia per il futuro
Noi vogliamo costruire un futuro per tutti
Politici, amministratori, affaristi tenetevi le vostre macerie

Il 28 gennaio porteremo a Torino macerie della Maddalena di Chiomonte: pezzi di alberi tagliati per fare posto al non cantiere, pezzi di recinzione, bossoli di lacrimogeni che hanno gasato e ferito persone e piante.
Vi restituiamo le macerie che state creando. Le macerie dell’informazione che spesso non è corretta, le macerie della libertà di tutti ferita dalla militarizzazione di un’intera valle, le macerie del denaro pubblico che si sta sprecando in una grande opera inutile e dannosa di cui approfitteranno soprattutto mafie e affaristi, le macerie di quello che voi chiamate sviluppo e crescita e che invece porta crisi sociale ed economica.
Noi non ci stiamo e continueremo ad opporci con la sola forza della nonviolenza popolare con forme di disubbidienza civile, di boicottaggio, di non collaborazione, di resistenza, di determinazione nella ricerca della giustizia.
Noi non ci stiamo e continueremo a impegnarci per costruire una società e un mondo in cui le ricchezze siano redistribuite in modo più equo, in cui le risorse necessarie per il bene di tutti si trovino tagliando le spese militari e colpendo le grandi ricchezze non produttive, in cui i beni comuni siano al centro: lavoro, scuola, sanità, servizi per le persone più fragili, trasporti locali, cultura…
Invitiamo i cittadini di Torino, della Valsangone, dei comuni della Collina Morenica, della Val di Susa a ritrovarsi il 22 gennaio alle h.14,30 in piazza Carlo Felice.
Per garantire gli affari all’alta velocità, si cancellano servizi, si impongono costi elevati ai viaggiatori , si eliminano tratte, si peggiora il servizio per i pendolari, si licenziano lavoratori: testimoniamo con la nostra presenza nell’area della stazione la nostra solidarietà ai ferrovieri in lotta per difendere il proprio posto di lavoro.
Invitiamo tutti a portare o indossare un cartellone che esprima le ragioni contro il Tav ed un messaggio costruttivo e di impegno per difendere le nostre colline, le nostre montagne, le nostre città.
Cercheremo il dialogo con i cittadini per le strade del centro, i nostri cartelli parleranno delle ragioni della nostra lotta, le performance teatrali che faremo in piazza Castello porteranno sotto gli occhi di tutti la quotidianità di una valle militarizzata.
Al termine porteremo le macerie a chi le ha prodotte, a chi costruisce muri invece di ascoltare, a chi vuole continuare a distruggere i beni comuni.”

Ne abbiamo parlato con Gianna De Masi

Mercoledì 25 gennaio. Continua lo sciopero degli autotrasportatori iniziato ieri con blocchi di tangenziali e autostrade. Dopo l’incontro con il prefetto i tir sono stati tolti dalle strade ma il popolo dei tir è deciso a incrociare le braccia sino a venerdì.
Il governo minaccia la linea dura, il ministro Cancellieri indica alle prefetture la via della repressione.
Se la situazione della viabilità pare migliorare, si moltiplicano invece le difficoltà per il commercio e le aziende: la Fiat chiude i battenti, generi alimentari cominciano a scarseggiare nei banchi di mercati e supermercati. Indice chiaro di quanto la nostra vita quotidiana dipenda da un meccanismo di circolazione delle merci che esclude la filiera corta, il consumo locale, la riduzione dei trasporti.
Gli autotrasportatori, categoria che si è ampliata a dismisura negli anni, grazie alle esternalizzazioni dei servizi operate dalle grandi aziende si battono contro il caro gasolio, ma, nei fatti la loro protesta è insieme più ampia e generica. È la protesta di chi non ce la fa più ad andare avanti, di chi non vede prospettive per il domani. Un sentire che sta crescendo un po’ ovunque.
Ascoltiamo la testimonianza di Luca, uno dei “padroncini”, che da ieri presidia all’autoporto di SITO:

Giovedì 12 gennaio – ore 10 aula 55 – si terrà il processo a due anarchici accusati di aver scritto sui muri della sede della Croce Rossa in via Bologna “CRI complice dei pestaggi al CIE. Rompere le gabbie!”.
Un occasione per fare il punto sui CIE e chi ci lucra, dopo un anno di “emergenze” costruite per poter meglio modellare un dispositivo securitario, che ormai da molti anni punta sul disciplinamento del lavoro migrante, come grimaldello di una politica che mira a eliminare ogni tutela per tutti i lavoratori, immigrati o “indigeni”.
Ultimo atto del pacchetto sicurezza voluto da Maroni nel 2009, la “tassa di soggiorno”, che dal prossimo primo febbraio tutti coloro che fanno richiesta del permesso dovranno versare allo Stato, che la userà per espellere i “senza carte”. Un meccanismo razzista che è il degno suggello della politica del ministro leghista.
I CIE, i Centri di Identificazione ed Espulsione per immigrati, sono le galere che lo Stato italiano riserva a quelli che non servono più. Sono posti dove finisci per quello che sei, non per quello che fai. Come nei lager nazisti. Raccontano che nei CIE stanno i delinquenti, ma mentono sapendo di mentire. Nei CIE rinchiudono chi ha perso il lavoro e, quindi, anche le carte, oppure chi un lavoro a posto con i libretti non l’ha mai avuto e quindi nemmeno le carte in regola.
Ne abbiamo parlato con Marco Rovelli, autore di “Lager italiani”

L’incendio di due giorni fa ad una fabbrica per il riciclo della carta ad Andezeno in provincia di Torino poteva essere una nuova Thyssen: quattro operai sono rimasti feriti. Due di essi hanno riportato lesioni gravi. Lesioni colpose e omissioni di cautele infortunistiche sono i due reati ipotizzati dal pm Guariniello, che questa mattina ha disposto […]

Quanti conoscono la parola “Porrajmos”?
Porrajmos nella lingua dei Rom significa “divoramento” e indica la persecuzione e lo sterminio che il Terzo Reich attuò nei loro confronti.

«Durante la seconda guerra mondiale vennero uccisi oltre 500.000 zingari, vittime del nazionalsocialismo e dei suoi folli progetti di dominazione razziale: Gli zingari furono perseguitati, imprigionati, seviziati, sterilizzati, utilizzati per esperimenti medici, gasati nelle camere a gas dei campi di sterminio, perché zingari e, secondo l´ideologia nazista, ” razza inferiore” , indegna di esistere. Gli zingari erano geneticamente ladri, truffatori, nomadi: la causa della loro pericolosità era nel loro sangue, che precede sempre i comportamenti.» (tratto da: Giovanna Boursier, in Zigeuner, lo sterminio dimenticato, Sinnos editrice)

I romn portavano la stella nera degli “asozialen”. “Geneticamente” delinquenti, vennero perseguitati, imprigionati, seviziati, sterilizzati, utilizzati per esperimenti medici, gasati nelle camere a gas dei campi di sterminio. Durante la seconda guerra mondiale il Terzo Reich ne uccise 500.000 mila.

Il marchio impresso a sangue sulla pelle di rom non è finito con il regime hitleriano.
Il pogrom di due settimane fa a Torino è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi di persecuzione nei confronti di gente colpevole della propria povertà e, perciò, perseguitata.

Ne abbiamo parlato con Marco Rossi, studioso del fascismo ed attento osservatore della realtà nella quale siamo forzati a vivere.

Aggiornamenti e dirette in tempo reale dalla valle che resiste….. Ore 17.40: Un breve riassunto della giornata di oggi, l’irruzione delle forze dell’ordine nella baita Clarea….l’appello dei No Tav  è di raggiungere l’autostrada occupata a dar manforte e permettere ad i manifestanti che sono lì dal mattino di riposarsi…[audio:https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2011/12/diretta_riassunto1_notav_ore1740.mp3|titles=diretta_riassunto1_notav_ore1740] Download Ore 17:20 Aggiornamento dai manifestanti […]


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