Susa: alla sbarra tre antinuclearisti

Scritto dasu 15 Febbraio 2012

Oggi si è aperto a Susa, il processo contro tre antinuclearisti, che il 7 febbraio del 2011, manifestarono davanti alla stazione di Condove-Chiusa San Michele contro il passaggio di un treno contenente scorie radioattive e diretto in Francia.
Il processo è stato rimandato all’11 luglio. Ricordiamo in breve la vicenda.

Il treno era il primo di 12 trasporti nucleari, partiti dal deposito di Saluggia per il sito di riprocessamento di La Hague.
Quella sera, una violenta carica dei Carabinieri, al grido di: “avanti, avanti, massacrateli tutti…” sgomberò il presidio.
Due mesi dopo una protesta analoga si svolse alla stazione di Avigliana: gli antinuclearisti si distesero sui binari e vennero portati via di peso da poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa.

Dopo non ci sono stati altri treni.
La situazione in Val Susa era diventata incandescente per l’occupazione militare della Maddalena e al ministero dell’Interno hanno preferito far passare del tempo. Contemporaneamente il gravissimo incidente di Fukushima aveva acceso le luci di allarme sulla pericolosità del nucleare, rendendo inopportuno insistere nei viaggi.
I due trasporti sono stati fatti senza informare le popolazioni interessate dal passaggio dei treni pieni di scorie, alla faccia della legge regionale che prescrive che chi abita nell’arco di tre chilometri dalla ferrovia venga informato, siano fatte delle prove di evacuazione in caso di incidente nucleare.
Le radiazioni ionizzanti sono molto pericolose perché penetrano oltre gli involucri per decine di metri intorno al treno.

L’85% delle scorie radioattive prodotte in Italia si trovano in Piemonte, tra Saluggia, Trino vercellese e Bosco Marengo. Dopo venticinque anni dalla chiusura delle centrali nucleari italiane la questione delle scorie non è stata risolta. E non lo sarà mai, perché le scorie restano pericolosissime per la salute umana e per l’ambiente per decine di migliaia di anni.
In nessun paese al mondo c’è un sito per lo stoccaggio. Costi altissimi e l’opposizione delle popolazioni coinvolte ha fatto sì che le scorie rimanessero nei pressi delle centrali.
Le scorie trasportate dai due treni nucleari vanno nell’impianto di La Hague, dove vengono “riprocessate” e poi rimandate in Piemonte. Radioattive e pericolose come prima, perché a La Hague si limitano estrarre il Mox, un combustibile per le centrali, e il plutonio. Il plutonio serve ad una sola cosa: fare le bombe atomiche.
Il sito di Saluggia non è sicuro: nell’ultima alluvione le falde sono state contaminate.
Dopo decenni continuano a raccontare la favola che l’energia nucleare costa meno. Mentono. Non calcolano i costi di smaltimento delle scorie, la “messa in sicurezza” delle vecchie centrali, i militari e poliziotti che sorvegliano impianti che sono come bombe atomiche.
L’incidente di Fukushima è stato classificato tra i più gravi della storia. Dicono che si tratta di fatti eccezionali e imprevedibili: possibile che la nostra vita sia affidata a gente che si basa sulle statistiche? Come si fa a definire eccezionali eventi che si sono verificati ogni 10 anni? Negli ultimi trent’anni vi sono stati ben tre incidenti gravissimi: Tree Miles Island (USA), Cernobyl (URSS), Fukushima (Giappone).
Le miniere di uranio tra 50/60 anni si esauriranno. Ben diversamente dalle fonti energetiche “alternative”.
I politici parlano di indipendenza energetica. Un’altra menzogna. Le miniere si trovano in Australia, Canada, Kazakhstan, Namibia, Niger e Russia; l’85% dei giacimenti è controllato da sette compagnie.
Se uno dei treni diretti in Francia deragliasse, se qualcuno lo scegliesse come obiettivo e lo facesse saltare, se ci fosse una scossa di terremoto – anche lieve – mentre attraversa Torino, migliaia di persone dovrebbero essere evacuate e tutti rischieremmo la vita.

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Ascolta l’intervista con Lorenzo Bianco, antinuclearista

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