Una sollevazione bulgara
Scritto dainfosu 25 Luglio 2013
Bulgara nel senso che si dà all’aggettivo: cioè unanime, di massa; i Bulgari stanno dando un esempio di quasi festosa sollevazione popolare priva di violenze ma decisa e determinata al punto che a febbraio il governo del premier di destra Boiko Borisov è caduto a seguito delle continue manifestazioni di piazza contro le misure di austerità. Le proteste bulgare contro i monopoli energetici e non, sono partite con manifestazioni di massa contro l’aumento delle tariffe di luce e gas, la prima a Blagovevgrad il 28 gennaio; a colpire, oltre alla mancanza di una struttura organizzativa e di leader (non ci sono partiti, movimenti o gruppi, ma solo liberi cittadini), sono la perseveranza dei manifestanti e la loro composizione: tantissime famiglie con bambini appresso, giovani e anziani mescolati insieme. Quasi tutti sventolano la bandiera nazionale o hanno un braccialetto degli stessi colori, oppure un fischietto. Tantissimi i cartelli colorati con scritte, o quelli satirici, e poi i tamburi, i canti e le danze. Ma soprattutto il sorriso e una forte convinzione che non si tramuta però in rabbia e odio: tutti ripetono, giorno dopo giorno – qualche centinaio la mattina per il “caffè davanti al Parlamento” e decine di migliaia la sera dalle 18,30 in poi, prima di fronte al palazzo ministeriale, sede dell’esecutivo, poi per le strade del centro: una gimcana coloratissima con itinerari sempre diversi, ripudiando ogni lobbies, partito o sindacato: forme di lotta fresche e completamente autorganizzate. Quello che è strano è quanto l’Europa rimanga distratta e sui giornali mainstream italiani non ci siano che brevi trafiletti e soltanto su sporadiche testate. Nonostante sia da 40 giorni in piazza quotidianamente il movimento ha ottenuto qualche attenzione solo dopo che la notte scorsa è stato impedito ai parlamentari di uscire e anche il bus del premier scortato da un’ingente quantità di sbirri non è riuscito a passare, perché sono state erette barricate tutto attorno al Parlamento: forse questo svela il motivo per cui era rimasta sottaciuta la lotta fino a che non c’è stato qualche episodio di blandissima violenza, anche se l’azione è stata decisa e non premeditata: un’insurrezione vera e propria.
Dalle elezioni anticipate del 12 maggio è uscito un governo di tecnocrati sostenuto dalla sinistra, ma le manifestazioni sono continuate, perché la gente non ne può letteralmente più: il pretesto è stata l’assegnazione della carica di capo dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale a Deylan Peevski, figlio della potente imprenditrice Irena Krasteva, attiva nei media, e già in passato travolto da scandali e accuse di corruzione, ma in realtà il malcontento arriva da lontano e ciò che reclamano è la pulizia di tutta la classe politica, accusata di essere corrotta, di anteporre i propri interessi a quelli della cittadinanza, di favorire imprenditori potenti collegati alla criminalità organizzata. Definiscono buona parte dei loro rappresentanti un’oligarchia, che non è stata capace, finita l’epoca del comunismo, di portare il Paese ad una vera modernità, di non rendere possibile una piena democrazia, di non essersi impegnata per sviluppare l’economia e il benessere dei cittadini (il salario medio si aggira sui 400 euro al mese, e molti di coloro che scendono in piazza, spesso definiti come la “classe media ”, riescono sì a sopravvivere, ma non potendo permettersi molto più del minimo sostentamento).
ascolta la diretta da Sofia con Matteo Finco